Adriano in Siria

Dramma per musica

Libretto di Pietro Metastasio
Musica di Antonio Caldara

Prima esecuzione: 9 novembre 1732, Vienna, Grosses Hofburgtheater.

Personaggi

ADRIANO imperatore, amante d’Emirena soprano
OSROA re de’ Parti, padre d’Emirena tenore
EMIRENA prigioniera d’Adriano, amante di Farnaspe soprano
SABINA amante e promessa sposa d’Adriano soprano
FARNASPE principe parto, amico e tributario d’Osroa, amante e promesso sposo d’Emirena soprano
AQUILIO tribuno, confidente d’Adriano ed amante occulto di Sabina basso

Comparse di Soldati romani e Schiavi parti con Adriano; di Cavalieri, Matrone romane e Paggi con Sabina; d’Incendiari parti con Osroa; di Soldati e Nobili parti con Farnaspe; di Paggi con Emirena.

L’azione si rappresenta in Antiochia.

Libretto – Adriano in Siria

Argomento
Era in Antiochia Adriano e già vincitore de’ Parti, quando fu sollevato all’impero. Ivi fra gli altri prigionieri ritrovavasi ancora la principessa Emirena, figlia del re superato, dalla beltà della quale aveva il nuovo cesare mal difeso il suo cuore, benché promesso da gran tempo innanzi a Sabina, nipote del suo benefico antecessore. Il primo uso, ch’egli fece della suprema potestà, fu il concedere generosamente la pace a’ popoli debellati e l’invitare in Antiochia i principi tutti dell’Asia ma particolarmente Osroa, padre della bella Emirena. Desiderava egli ardentemente le nozze di lei ed avrebbe voluto che le credesse ogn’altro un vincolo necessario a stabilire una perpetua amistà fra l’Asia e Roma. E forse il credeva egli stesso, essendo errore purtroppo comune, scambiando i nomi alle cose, il proporsi come lodevol fine ciò che non è se non un mezzo onde appagar la propria passione. Ma il barbaro re, implacabil nemico del nome romano, benché ramingo e sconfitto, disprezzò l’amichevole invito e portossi sconosciuto in Antiochia come seguace di Farnaspe, principe a lui tributario cui sollecitò a liberare e con preghiere e con doni la figlia prigioniera, ad esso già promessa in isposa, per poter egli poi, tolto un sì caro pegno dalle mani del suo nemico, tentar liberamente quella vendetta che più al suo disperato furor convenisse. Sabina intanto, intesa l’elezione del suo Adriano all’impero e nulla sapendo de’ nuovi affetti di lui, corse impaziente da Roma in Siria a trovarlo ed a compir seco il sospirato imeneo. Le dubbiezze di cesare fra l’amore per la principessa de’ Parti e la violenza dell’obbligo che lo richiama a Sabina, la virtuosa tolleranza di questa, l’insidie del feroce Osroa, delle quali cade la colpa su l’innocente Farnaspe, e le smanie d’Emirena, or ne’ pericoli del padre, or dell’amante ed or di sé medesima, sono i moti fra’ quali a poco a poco si riscuote l’addormentata virtù d’Adriano, che vincitore alfine della propria passione rende il regno al nemico, la consorte al rivale, il cuore a Sabina e la sua gloria a sé stesso (Dione Cassio, libro XIX; Spartianus, In vita Hadriani caesaris).

Licenza
Cesare non turbarti. A te non osa
somigliarsi Adrian. Quando al tuo sguardo
le sue vicende espone,
fa spettacol di sé, non paragone.
Troppo minor del vero
l’immagine sarebbe; e troppo chiare
signor fra voi le differenze sono.
A lui diè luce il trono;
la riceve da te. Fu grande e giusto
ei talvolta, e tu sempre. I propri affetti
ei debellò; tu gli previeni. Ei scelse
tardi le vie d’onor; tu le scegliesti
de’ giorni tuoi fin su la prima aurora.
Lui la terra ammirò; te il mondo adora.
Non giunge degli affetti
la turba contumace
a violar la pace
del tuo tranquillo cor.
Così del re de’ numi
fremon, ma sotto al trono,
e il turbine ed il tuono
e le tempeste e i fiumi
nelle lor fonti ancor.

Atto primo

Scena prima
Gran piazza d’Antiochia magnificamente adorna di trofei militari, composti d’insegne, armi ed altre spoglie di barbari superati. Trono imperiale da un lato. Ponte sul fiume Oronte che divide la città suddetta. Di qua dal fiume Adriano, sollevato sopra gli scudi da’ Soldati romani, Aquilio, Guardie e Popolo. Di là dal fiume Farnaspe ed Osroa con séguito di Parti che conducono varie fiere ed altri doni da presentare ad Adriano.
Coro di Soldati romani.
Vivi a noi, vivi all’impero
grande augusto e la tua fronte
su l’Oronte prigioniero
s’accostumi al sacro allor.
Della patria e delle squadre
ecco il duce ed ecco il padre
in cui fida il mondo intero,
in cui spera il nostro amor.
Palme il Gange a lui prepari
e d’augusto il nome impari
dell’incognito emisfero
il remoto abitator.
(nel tempo del coro scende Adriano e sciogliendosi quella connessione d’armi che serviva a sostenerlo, quei soldati che la componevano prendono ordinatamente sito fra gli altri)

AQUILIO
(ad Adriano)
Chiede il parto Farnaspe
di presentarsi a te.

ADRIANO
Venga e s’ascolti.
(Aquilio parte. Adriano sale sul trono e parla in piedi)
Valorosi compagni
voi m’offrite un impero
non men col vostro sangue
che col mio sostenuto e non so come
abbia a raccoglier tutto
de’ comuni sudori io solo il frutto.
Ma se al vostro desio
contrastar non poss’io, farò che almeno
nel grado a me commesso
mi trovi ognun di voi sempre l’istesso.
A me non servirete.
Alla gloria di Roma, al vostro onore,
alla pubblica speme,
come finor, noi serviremo insieme.
(siede)

CORO
Vivi a noi, vivi all’impero
grande augusto e la tua fronte
su l’Oronte prigioniero
s’accostumi al sacro allor.
(nel tempo che si ripete il coro, passano il ponte Farnaspe, Osroa e tutto il seguito de’ parti. Tutti preceduti da Aquilio che li conduce)

FARNASPE
Nel dì che Roma adora
il suo cesare in te, dal ciglio augusto
da cui di tanti regni
il destino dipende, un guardo volgi
al principe Farnaspe. Ei fu nemico;
ora al cesareo piede
l’ire depone e giura ossequio e fede.

OSROA
(piano a Farnaspe)
Tanta viltà Farnaspe
necessaria non è…

ADRIANO
Madre comune
d’ogni popolo è Roma. E nel suo grembo
accoglie ognun che brama

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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