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Libretto “Amadigi di Gaula” di Georg Friedrich Händel

Amadigi di Gaula

Opera

Libretto di Hermann Jakob Heidegger, Nicola Francesco Haym
Musica di Georg Friedrich Händel

Prima esecuzione: 25 maggio 1715, Londra, King’s Theatre in the Haymarket.
Video dell’opera

Personaggi:

AMADIGI di Gaula eroe, amante di Oriana mezzosoprano
DARDANO prencipe di Tracia contralto
ORIANA figlia del re dell’isole Fortunate soprano
MELISSA maga amante di Amadigi contralto
ORGANDO mago soprano

Libretto – Amadigi di Gaula

Al molto onorevole…
…Richard, conte di Burlington e Corck, barone Clifford di Landesbrough, ecc.
Mio signore, il mio dovere e la mia gratitudine mi obbligano a dare questa pubblica testimonianza, di quel generoso interesse che sua signoria ha sempre mostrato per la promozione della musica teatrale, ma quest’opera reclama più direttamente la sua protezione, poiché essa è composta all’interno della sua stessa famiglia.
Dedica
Il particolare incoraggiamento che lei ha dato alle arti liberali, non solo mostra la sensibilità del suo gusto, ma sarà un mezzo per rafforzarle in questo paese, e l’Italia non si vanterà più di essere la sede della bellezza, mentre i figli dell’arte fioriscono sotto la sua protezione.
Sua signoria invece si è così distinta, ed ogni scienza si è incrementata sotto la sua propizia generosità. Una così autentica conoscenza del valore, e un così buon giudizio di cosa è elegante, si trova solo raramente fra persone di età avanzata; ma lei mio signore, con una non comune felicità di ingegno, perfino nel fiorire della gioventù fa il suo ingresso nel mondo con il gusto più raffinato e il più maturo giudizio.
Ma io temo che il piacere che io provo nell’esporre le sue eccellenti qualità mi farà commettere un involontario errore, e che io possa essere giudicato importuno, mentre desideravo soltanto mostrare con quanto rispetto io sono,
mio signore,
il più umile, il più obbligato, e il più fedele servitore di sua signoria,
John James Heidegger

Atto primo

Scena prima
Giardino di Melissa.
Notte.
Amadigi, e Dardano.

AMADIGI
Or che di negro ammanto
è ricoperto il cielo, e ogn’un riposa
prencipe andiamo, ove l’onor c’invita;
abbandoniam queste incantate soglie
che già troppo contrarie
furo alla gloria mia, ed al mio amore.

DARDANO
Già d’Amadigi il nome
fa incredibil le prove
della forza del braccio, e del valore:
dopo tante vittorie
tempo è dunque che ascolti,
della vaga Melissa
gl’innamorati pianti.
Mira; come qui ride il fiore; e come
verdeggia il prato; e limpido il ruscello,
qui come irriga il suolo:
tutto con l’arti sue forma d’incanti,
per piacere a te sol, che sei sua vita.

AMADIGI
Più cerca ella piacermi, io più la sprezzo.

DARDANO
Ingrato dunque sei.

AMADIGI
Mira, e poi dimmi ingrato;
(gli mostra il ritratto di Oriana)
mira questi colori,
che non sono ch’un’ombra al par del giorno.
E di’, se posso, oh dio,
per Melissa lasciar, l’idolo mio?

DARDANO
(Ah! che rimiro, o stelle!
Questo è il mio ben si finga.)
Ella ti corrisponde?

AMADIGI
M’ama quant’io l’adoro.
Ma, ché più qui si tarda? andiam o prence.

DARDANO
Signor, più non m’oppongo, alle tue brame:
resta; che intanto io vado
per ricercare, un opportuno calle,
che celi agl’occhi altrui il nostro scampo.

AMADIGI
Quivi t’attendo.

DARDANO
(Ed io di sdegno avvampo.)
[N. 1 – Aria]
Pugnerò contro del fato,
vendicato il cor sarà;
e il rivale mio spietato
al mio piè vinto cadrà.

Scena seconda
Amadigi solo.
[N. 2 – Recitativo accompagnato]
O notte, o cara notte;
spiega il più oscuro velo.
E tu nume dei sogni
soccorri un fido amante
con i silenzi, e l’ombre;
che già mai favoristi, con l’orror del tuo nero,
un cor del mio più fido, e più sincero.
[N. 3 – Aria]
Notte amica dei riposi
deh m’assisti, e riconforta,
il mio sen che sta penan…
Si schiarisce in un subito la scena, scaturiscono da terra vasi, fontane e statue. Ed una truppa di Spiriti infernali, inviati da Melissa, da tutti i lati della scena, si oppongono alla partenza di Amadigi.
Che miro! invido fato
bramo la notte, e il sol m’apporta il giorno?
Fuggirò, ma dove? forse di qui?
Ah no; ch’impedito è ogni passo
allo scampo, alla fuga.
Ah Melissa, Melissa! io son tradito.
Ma che! s’apra col ferro il varco.
(mentre pone il pugno alla spada, sopraggiunge Melissa)

Scena terza
Melissa, ed Amadigi.

MELISSA
E tu cerchi fuggir? perfido; ingrato.
Deh Melissa t’arresti.

AMADIGI
Nulla può ritenermi.

MELISSA
Ti piegherà il mio pianto.

AMADIGI
Ho già risolto.

MELISSA
I sospir.

AMADIGI
Non gli apprezzo.

MELISSA
Adoprerò lusinghe.

AMADIGI
Solo l’ardor di gloria, il cor mi tocca.

MELISSA
E pur so ch’Oriana, il sen t’accende.

AMADIGI
Dunque perché mi segui?

MELISSA
Crudel; perché t’adoro.

AMADIGI
E se sdegno il tuo foco,
come farai, ch’io t’ami?

MELISSA
Nella torre incantata, è già il tuo bene.
Va’ dunque empio spietato
vanne a colei che t’arde il cor; ma pensa,
che sdegnata Melissa,
tutti i mostri d’inferno,
tutte l’arpie più sozze,
Cerbero, furie, fuoco, e fiamme appresta:
e pria che la rivale al sen tu stringa,
fra mille pene, io ti vedrò perire.

AMADIGI
L’arti tue non faranno
che accrescere al mio petto, e forza, e ardire.
[N. 4 – Aria]
Non sa temere
questo mio petto;
s’ardir l’accende,
l’accende amor:
saprà vedere,
odio, e dispetto;
strane vicende
non teme il cor.
(parte)

Scena quarta
Melissa sola.
Il crudel m’abbandona, e mi detesta;
numi! e soffrire il deggio?
Ingrato; segui il foco, che t’arde
segui l’amor, che ti consuma, o ingrato.
Ma invano ti lusinghi
ché l’arti mie sapran farti morire.
Ma cielo, e come!
Morir farò chi vita è di quest’alma?
Ah che già sento in petto
che l’odio, e l’ira va cangiando aspetto.
[N. 5 – Aria]
Ah spietato, e non ti move
un affetto sì costante
che per te mi fa languir?
Ma crudel tu non sai come
fai sdegnar quest’alma amante
che tu brami di tradir.
(parte)

Scena quinta
Loggia infiammata, che impedisce l’entrata della torre di Oriana.
Amadigi e Dardano.

AMADIGI
Risveglian queste fiamme il mio coraggio.
Abbattuti ho gli mostri, e tu il vedesti;
or questa sola prova
del braccio mio qui resta.
Ma! quai caratteri io veggio? Si legga.

DARDANO
(legge)
«A un sol le fiamme, è di passar concesso;
ch’egli è l’eroe più forte,
cui scelse amor fra tanti
per quivi unir, i due più fidi amanti.»

AMADIGI
Prencipe; or sì conosco
che felice mi vuol amica stella;
se dopo tante pene,
stringer potrò al mio sen Oriana bella.
(va per traversar le fiamme)

DARDANO
Amadigi, t’arresta,
e meco pria favella.

AMADIGI
Che mai!

DARDANO
Io tuo rivale, e tuo nemico sono.

AMADIGI
Numi!

DARDANO
D’Oriana invaghito
ma sprezzato da lei, di te geloso,
cercai di lusingarti
nell’amor di Melissa;
la tua fuga scopersi; e invano oprai:
or ch’all’estremo de’ miei mali io giunsi,
finger più non si dée: meco convienti
che tuo nemico, e tuo rival mi scopro
provar chi di noi fia più degno amante.

AMADIGI
Troppo nel pregio mio tu parte avesti.
Or sia del fallo tuo pena bastante
saper ch’io sono il più gradito amante.
[N. 6 – Aria]
Vado, corro, al mio tesoro,
non apprezzo il tuo furor;
per un vago, e bel crin d’oro
foco, e fiamme, è poco al cor.
(traversa le fiamme)

Scena sesta
Dardano solo.
Deh ferma, oh dio! già penetrò la soglia;
lo seguirò nel foco:
ma; un ignoto poter me lo contrasta.
Si tenti ancor; non posso.
Dunque il vedrò gioir su gl’occhi miei?
No; Melissa, a te aspetta
far su l’empio per me, per te vendetta.
[N. 7 – Aria]
Agitato il cor mi sento,
dall’affetto, e dal furor;
un rivale che pavento
fa che peni questo cor.
(parte)
La loggia incantata si spezza, e cade al suono di strepitosa sinfonia; si oscura la scena, con tuoni, e lampi, e si rischiara all’apparire d’Oriana, la quale comparisce circondata da Cavalieri, e Dame incantate; e si cangia la scena in un bellissimo colonnato.
[N. 8 – Sinfonia]

Scena settima
Amadigi, Oriana, e truppa di Cavalieri, e Dame incantate.

ORIANA
Cieli, che sia? qual rumore improvviso
agitò questo luogo?
Ah che veggio? Amadigi il mio bene.

AMADIGI
Io ti tolgo a gl’incanti
ma al tuo bel volto Oriana
fa’ che incantato io resti.

ORIANA
Temo che inganno sia, di qui mirarti.

AMADIGI
Temer non déi mia cara:
della cruda Melissa
l’arte per me fu vana;
bella al seno ti stringo.

ORIANA
S’inganno egli è, dolce è per me l’inganno.
Amadigi; si pensi
come da queste soglie tu mi torrai.

AMADIGI
Ostacol più non v’è, libera sei.

ORIANA
Dunque finiti sono, i pianti miei.
[N. 9 – Aria (Siciliana)]
Gioie, venite in sen
brillate nel mio cor,
che tutto il mio dolor,
fuggì, sparì da me,
s’è meco il caro ben
altro non curo no,
e sempre goderò
caro mio ben con te.

AMADIGI
In questo istante io provo
di mia vita il più grato, e bel momento.

ORIANA
Amor: basta, non più; troppo è il contento.

AMADIGI
La gioia opprime i sensi
e, a te vicino o bella
divien dolce d’amor l’aspra quadrella.
[N. 10 – Aria]
È sì dolce il mio contento,
è sì grato il mio piacer;
che nel seno io già sento,
che non v’è più che temer.
Vanno a sedere e segue una danza di Cavalieri, e Dame incantate.

ORIANA
Andianne ora mio ben, ché più si tarda?

AMADIGI
Prima convien, che a preparar me n’ vada,
quanto alla nostra fuga, ancor bisogna;
attendi o bella intanto
nelle contigue stanze, il mio ritorno.

ORIANA
Vado, ma tosto riedi,
che lontana da te duro è il soggiorno.
[N. 11 – Aria]
O caro mio tesor
deh presto torna a me,
e vieni a consolar
quest’alma amante;
ché non può questo cor
esser lontan da te
ché bramo ogn’or mirar
il tuo sembiante.
(parte)

Scena ottava
Melissa che sopraggiunge, Dardano a parte, e detti.

AMADIGI
Cieli; numi, che miro?

DARDANO
(Ecco la mia vendetta!)

MELISSA
Demoni, accorrete.
Qui si conduca Oriana.
Vengono i Demoni, e portano Oriana.

AMADIGI
Che mai sarà?

DARDANO
(Se la toglie al rivale, io son contento.)

MELISSA
Oriana si trasporti, ove il rival l’attende.

DARDANO
(Or sì ch’io son contento.)
(parte)

ORIANA
Melissa o dio!

AMADIGI
Io ti soccorro.

MELISSA
Ritenetelo o furie.

AMADIGI
Oh numi!
(parte Oriana)

MELISSA
Ora il furor, la rabbia, e l’ira mia
distrugga queste mura, a te sì care:
vanne altrove a lagnarti!
Il tuo rival gioisca al tuo dolore,
e il contento di lui, ti roda il core.
[N. 12 – Aria]
Io godo scherzo e rido
crudel, nel tuo dolor;
tu m’insegnasti infido
a dare affanni a un cor.
(parte)

Scena nona
Amadigi solo.
Ferma, deh ferma, oh dio!
Cruda furia d’inferno
nata per tormentar due fidi amanti;
ascolta li miei pianti,
rendimi il mio tesoro,
ché così troppo è fiero il mio martoro.
[N. 13 – Aria]
O rendetemi il mio bene
astri infidi,
o pur fatemi morir;
ché non posso in tante pene
io più vivere, e soffrir.

Atto secondo

Scena prima
La scena rappresenta un giardino con un bellissimo palazzo in distanza, nel mezzo del quale si vede la fontana del vero amore.
Amadigi solo.
Io ramingo me n’ vado
per valli, e per foreste afflitto e solo,
né so dove mi volga incerto il piede.
Ma; quivi appunto io scorgo
d’amor l’antro incantato
l’acque del quale i dubbi amanti accerta:
voglio in esse specchiarmi,
per veder s’il mio ben fida è in amarmi.
[N. 14 – Aria]
Sussurrate, onde vezzose
limpidette consolate
questo misero mio cor;
e tu nume d’ogni affetto
compatisci questo petto,
ch’è ripieno di dolor.
Numi che veggio? Oriana
accarezza il rivale, e me disprezza!
Cruda, perfida, ingrata;
mai più di donna ascolterò li pianti.
Ma già m’opprime il core,
della sua crudeltà l’atro dolore.
Io manco, io mo…
(cade svenuto sopra un sasso)

Scena seconda
Melissa, e detto.

MELISSA
Svenne Amadigi dal suo duolo oppresso:
(fa i suoi scongiuri)
si risvegli dal sonno.
Furie accorrete, e quivi
Oriana apportate
e premio al loro amore
sia lo sdegno, e rigor, odio, e dolore.
(parte)

Scena terza
Oriana ed Amadigi.

ORIANA
Cieli, che sarà mai?
Ecco il mio ben, ma! Oh dio!
Estinto è l’idol mio!
(si avvicina ad Amadigi)
Amadigi; sole degl’occhi miei
chi dai sensi ti priva? oh ciel non odi!
Spietatissima sorte:
ah che Melissa ha dato a lui la morte,
e per maggior tormento
vuole che estinto io miri il mio contento.
[N. 15 – Aria]
S’estinto è l’idol mio
morire io voglio ancor;
che viver non poss’io
con tanti affanni al cor.
Ma qual scampo al mio affanno?
Si prenda il proprio ferro
dell’estinto consorte;
(va per prendere la spada di Amadigi)
ed unisca due cori una sol morte.
(Amadigi si risente)

AMADIGI
Chi mi sveglia dal sonno?

ORIANA
Amadigi, mio ben? tu vivi e spiri?

AMADIGI
Chi sei? che chiedi?

ORIANA
Non conosci Oriana?

AMADIGI
(si leva)
Oriana!
Un’infida, che per altri m’aborre?

ORIANA
Infida tu mi chiami?

AMADIGI
Sì; perfida, e crudele.

ORIANA
Che feci mai?

AMADIGI
Va’, chiedilo a te stessa, e lo saprai.

ORIANA
Dunque quando credea
che tu, ingrato mi amassi,
tu così mi disprezzi?

AMADIGI
Ho magnanimo il core
e amar non so chi altrui promise amore.
[N. 16 – Aria]
T’amai quant’il mio cor
già seppe amarti;
or che tu cangi amor
io ti disprezzo:
se cangio il mio desir,
di me deh, non lagnarti;
l’offese a non soffrir,
è il petto avvezzo.

ORIANA
Chi mai creduto avria
ch’Amadigi il mio ben fosse crudele?

AMADIGI
E chi creduto avria
che Oriana ver me fosse infedele?

ORIANA
Infida tu mi chiami,
quand’io t’adoro? Ingrato.

AMADIGI
So che per altri è il seno tuo piagato.
[N. 17 – Aria]

ORIANA
Ti pentirai crudel
d’avermi offesa un dì
perfido, ingrato.
S’io ti seguii fedel
saprò fuggirti ancor
crudo spietato.
(parte)

Scena quarta
Amadigi, e poi Melissa.

AMADIGI
Dunque colei, da cui
speravo ogni conforto al grave affanno
così mi sprezza, e fugge?
E nel medesmo istante
che fede mi giurò, di fé mi manca?
Ed io vivo, e non moro?
Faccia pur quest’acciaro
ciò che non puote il duolo.
(vuol uccidersi, ma vien trattenuto da Melissa, che sopraggiunge)

MELISSA
Fermati, e vivi.

AMADIGI
Cruda Melissa; lascia
ch’io dia fine al mio duol con la mia morte.

MELISSA
Puoi tue pene finir senza morire.

AMADIGI
Benché a me sia crudele
quella per cui sospiro
a lei sempre qual fui sarò fedele.
Né altro io da te bramo,
che mi lasci morir, già ch’io non t’amo.

MELISSA
Io più soffrir no ‘l posso.
Non sperar con la morte
dar fine alle tue pene,
che prima ti convien alma spietata
provar quanto far può una donna sdegnata.
Divenga in questo loco
ogni placido aspetto, orrore, e foco.
La scena si cangia in un antro orribile.
E voi de’ miei furori
orridi esecutori
accorrete a punir, chi mi disprezza.
Dei mostri sortono dal seno della terra, s’odono tuoni nell’aria.

AMADIGI
L’anima, è troppo avvezza
alle pene, a gl’affanni;
e se credi con questo
d’amollire il mio cor, folle t’inganni.

MELISSA
Cessate, omai cessate
che più gravi tormenti, a lui preparo.
Circondatelo, o furie!
(le furie lo circondano)
Vedrà nelle mie soglie
ciò che nel fonte ei vide:
vuò ch’il suo duolo, al mio divenga eguale
e colei che l’adora, ami il rivale.
[N. 18 – Duetto]

Insieme

AMADIGI
Crudel tu non farai
ch’il tuo rigor già mai,
perturbi la costanza;
ho petto da soffrire
ogn’aspro, e rio martire,
non temo il tuo rigor
né tua possanza.

MELISSA
Crudel tu non farai
ch’il tuo rigor già mai,
perturbi la costanza;
sì hai petto da soffrire
ogn’aspro, e rio martire,
torrò col mio rigor
la tua speranza.
(partono)

Scena quinta
Palazzo di Melissa.
Dardano solo.
D’un sventurato amante
provo tutte le pene in questo petto.
Ama Oriana Amadigi, e me disprezza:
mi promette Melissa
conforto al mio tormento,
ma tardi veggio, oh dio,
ch’è vano ogni potere, al duolo mio:
[N. 19 – Aria]
Pena tiranna
io sento al core,
né spero mai
trovar pietà;
amor m’affanna
e il mio dolore
in tanti guai
pace non ha.
(mentre vuol partire, vien ritenuto da Melissa)

Scena sesta
Melissa e detto.

MELISSA
Arresta o prence.
Quivi fra brevi istanti
vedrai quella che adori
mite a gl’affanni tuoi,
né più, qual già solea aspra, e crudele.

DARDANO
Com ciò sia?

MELISSA
Con incantati giri
cangiai tue forme; e a i lumi d’Oriana
non più di Tracia il prence,
ma, Amadigi parrai;
e invisibili a lui ambi sarete.

DARDANO
E a che giovar ciò deve?

MELISSA
Che t’amerà colei, che tanto adori.

DARDANO
Ma sott’altro sembiante.

MELISSA
Ancor che per inganno,
piace l’essere amato, a un core amante.
[N. 20 – Aria]
Se tu brami di godere
lascia pur a me il pensiere
ch’io contento ti farò;
non avrai più tanti affanni
ed il fine de’ tuoi danni
io con pace mirerò.
(parte)

Scena settima
Dardano solo.
Ma se questo non basta
a mitigar la pena mia crudele,
altra strada si tenti.
Sarà di questo ferro,
scopo, chi è la cagion d’ogni mia doglia
e i lacci del suo amor, lo sdegno scioglia.

Scena ottava
Oriana, e detto, da essa creduto Amadigi.

ORIANA
Amadigi mio ben, deh quando mai
finirai di dar pene al core amante?
Deh! dimmi, in che t’offesi?

DARDANO
come Amadigi
(In che t’offesi!
Da me ciò non si seppe;
l’arte assista l’inganno, o son scoperto.)

ORIANA
Contami la cagion dell’ira tua.

DARDANO
come Amadigi
Bella; i trascorsi del labro
non giungono nel cor di chi ben ama.

ORIANA
Se t’offesi, perdona;
fu involontaria colpa,
se fu colpa la mia.

DARDANO
come Amadigi
Il rammentarmi dei passati errori,
arrossir fa le gote,
più di ciò non si parli.

ORIANA
Cesse Melissa; e si compiace anch’essa
del reciproco affetto.

DARDANO
come Amadigi
Dunque mio ben, sei mia?

ORIANA
Ostacol più non trovo a i nostri ardori.

DARDANO
come Amadigi
Or sian dunque beati, i nostri amori.
[N. 21 – Aria]
Tu mia speranza,
tu mio conforto,
sei di quest’alma,
l’amato ben;
la mia costanza
è giunta in porto
ed ho la palma
del tuo bel sen!
Finita l’aria Amadigi attraversa la scena senza veder Dardano, da cui è però veduto, e lo segue adirato.

DARDANO
come Amadigi
(Ma qui il rival? si vendichi l’offesa.)
(parte)

ORIANA
Così mi lascia, e parte?
Sento strepito d’armi; e che sarà?
Si sente rumore di armi.

Scena nona
Melissa che sorte furiosa, e detta.

MELISSA
Cieli; numi! Soccorso; astri crudeli.

ORIANA
Che t’affligge o Melissa?

MELISSA
Ascolta; quel che poc’anzi
Amadigi parea, di Tracia è il prence;
che veduto Amadigi
corse per tor la vita al suo rivale.

ORIANA
Numi; che ascolto!

MELISSA
Egli Amadigi assale
il di cui braccio invitto
d’un colpo ch’il difende
ha il suo rival trafitto:
mira colà; di Tracia il prence estinto.

ORIANA
Or tu forse m’inganni.

MELISSA
Più ingannar non ti voglio.
Troppo fian veri
quelli che a voi preparo aspri tormenti.

ORIANA
Barbara, e che ti feci?

MELISSA
M’involasti un amante.

ORIANA
Colpa mia già non fu!

MELISSA
Fia tuo l’affanno.

ORIANA
Ti puniranno i numi.

MELISSA
Trema per me Cocito.

ORIANA
Il ciel gl’empi condanna.

MELISSA
Ma eseguisce l’inferno.

ORIANA
Giove per te s’adira.

MELISSA
Se non cessi d’amarlo…
(la minaccia)

ORIANA
L’amerò fin che ho vita.

MELISSA
Morrai, se non v’assenti.

ORIANA
Ascolta…
Perfida incantatrice, empia megera
Tesifone d’Inferno, Arpia del mondo;
tu ben veder potrai
guizzar nell’aria i pesci;
gl’augei volar nell’onde;
farsi gelido il fuoco,
bruciar il gelo, ed appianarsi i monti,
e alle nubi salir, le valli, e gl’antri;
ma far già non potrai
ch’il fervido desio
mai si stanchi d’amar l’idolo mio.

MELISSA
Son sorda ai detti tuoi.
(vuol partire, ma Oriana la ritiene)
[N. 22 – Aria]

ORIANA
Ch’io lasci mai d’amare
il caro mio tesoro,
no, non lo déi sperare,
lasciar no ‘l posso;
sì vago è il caro bene,
sì bello è il suo crin d’oro,
che fa dolci le pene
al cor commosso.

Scena decima
Melissa sola.
Mi deride l’amante,
la rivale mi sprezza;
ed io lo soffro, o stelle?
No; non sarà già mai
ch’io perda il mio vigor fra pene, e guai.
[N. 23 – Aria]
Desterò dall’empia Dite
ogni furia, a farvi guerra
crudi, perfidi sì, sì;
ombre tetre, omai sortite
dall’avello che vi serra
a dar pene,
a colui che mi schernì.

Atto terzo

Scena prima
Palazzo di Melissa.
Oriana, condotta da Demoni.

ORIANA
Dove mi guida il fato mio tiranno!
Qui Melissa mi vuol? qui mi condanna
a soffrir pene, e affanni?
E che mai feci o sorte?
Perché adoro Amadigi,
deggio dunque aver morte?
Sì, sì, neri ministri
d’una furia d’Averno,
d’una infida megera
conducetemi pur, dove v’addita,
che per cagion sì cara
troppo fia dolce a me perder la vita.
[N. 24 – Aria]
Dolce vita del mio petto
io per te morrò beata;
e più puro avrò l’affetto
di quest’alma sventurata.
(parte)

Scena seconda
Il teatro rappresenta un antro destinato agl’incanti di Melissa.
Melissa sola.
Sento, né so che sia
agitato il pensier, e mesto il core;
e ingombra l’alma mia pena, e timore;
forse perché preparo
all’ingrato Amadigi acerba morte?
Ma che ci posso far, se più l’adoro
quanto più m’aborrisce!
Egli a ciò mi costringe.
Amadigi qui venga,
e seco Oriana cagion del mio tormento
ch’oppressa dal rigor già l’alma io sento.
[N. 25 – Aria]
Vanne lungi dal mio petto
vano amor, ch’io vuò vendetta;
non darò mai più ricetto,
a un’amabile saetta.

Scena terza
I Demoni conducono Amadigi, ed Oriana incatenati, e detta.

ORIANA
Se t’offese Oriana
ella sol si punisca.

AMADIGI
Se ti sprezza Amadigi
egli sol merta pena.

MELISSA
E pene, e morte avrai, da te principio.
(va per ferire Amadigi)

ORIANA
Numi, aita, soccorso.

MELISSA
Ma; che nuova pietade
mi passeggia nel petto?
Perfido traditore
la tua morte vorrei, ma il cor no ‘l vuole.

AMADIGI
Ah! che non giova a me la tua pietade,
mentre ch’io temo oh dio
per Oriana il mio ben, per l’idol mio.

MELISSA
Ed ancor tu m’irriti!
T’ucciderò nel cor di lei spietato.
(va per uccidere Oriana)

AMADIGI
Ah ferma!

ORIANA
No Melissa
salva il mio ben, ed io contenta moro.

MELISSA
Ma, no; fia troppo breve
questa pena a un ingrato;
darò con mille morti
a lei pene, a te affanni, e a me conforto.
[N. 26 – Duetto]

ORIANA E AMADIGI
Cangia al fine il tuo rigore
senti oh dio di noi pietà;
deh ti muova il mio dolore,
troppo usasti crudeltà.

MELISSA
No, no; ho già risolto.
Ombra del suo rivale
prencipe sfortunato,
in virtù de’ miei detti
sorti dal regno oscuro
e qui meco t’unisci a far vendetta
del mio amor, del tuo amor, del nostro oltraggio.

Scena quarta
Ombra del prencipe di Tracia, e detti.
[N. 27 – Recitativo accompagnato]

OMBRA
Han penetrato i detti tuoi l’inferno.
E i numi; nemici all’ingiustizia
proteggon contro te due fidi amanti;
e per maggior mia pena
voglion ch’io ti rammenti,
ch’è giunta pur la fin dei lor tormenti.
(sparisce)

Scena quinta
Amadigi, Melissa ed Oriana.

MELISSA
Cieli ingiusti, e inclementi
dunque a voi soli fia
la vendetta concessa?

ORIANA
A che mai si risolve?

AMADIGI
Io temo ancora.

MELISSA
Ma che!
Muoia la mia rivale!
(vuol uccidere Oriana, ma si sente ritenere)
Chi il piè m’arresta, o stelle?
Ah che voi proteggete infidi numi
una coppia felice;
io sola, sventurata
cielo, e inferno m’aborre:
morir si dée; si muoia.
(si ferisce con uno stile)
Addio, crudo Amadigi
spira la tua nemica, anzi l’amante;
godi del mio morir barbaro ingrato.
Già il piè vacilla, e il lume;
ed un freddo mortal già mi sorprende
felice è la mia morte
s’un tuo sospir compiange la mia sorte.
[N. 28 – Recitativo accompagnato]
Io già sento l’alma in sen
che da me partendo va…
(cade sopra un sasso, e muore)

ORIANA
Che orrore.

AMADIGI
Infelice Melissa.

ORIANA
Ma che ascolto!

AMADIGI
Che sento!
Qual chiarore improvviso abbaglia i lumi?

ORIANA
Or sì che ci protegge il cielo, e i numi.
L’antro si cangia in un bellissimo palazzo, e dopo breve ed allegra sinfonia, discende un carro coperto da nubi, nel quale si vede l’incantatore Orgando zio d’Oriana.
[N. 29 – Sinfonia]

Scena sesta
Orgando e detti.

ORGANDO
Son finiti i tormenti, omai si goda;
il ciel che vi protegge
vuol che cessin gl’incanti;
e con dolci sponsali
s’uniscan con le destre i cori amanti.

AMADIGI
Cara la man ti stringo.

ORIANA
Più dolce è inaspettato un gran contento.

AMADIGI
Or ti ringrazio amor del mio tormento.
Cara mia sposa adesso
ogni nube sparì d’atro dolore,
s’Orgando, e il dio d’amore
con più soavi incanti
unisce i due più fidi, e casti amanti.
[N. 30 – Aria]
Sento la gioia
ch’in sen mi brilla
e già scintilla
nel ciel la stella
del dio d’amor;
sarò beato
con te mia bella,
e amico il fato
già mi promette
contento al cor.

ORGANDO
(disceso dal suo carro)
Godete omai felici
o fortunati sposi;
e qual già preparai
danze campestri, e magica armonia
qui del vostro goder preludio sia.
[N. 31 – Coro]

CORO
Godete o cori amanti
ché non v’è più dolor;
cangiato ha i vostri pianti
in riso il dio d’amor.

ORIANA E AMADIGI
Or sì m’alletti
speranza del mio sen;
non più velen
ma sol diletti
io provo in questo cor.

CORO
Godete o cori amanti
ché non v’è più dolor;
cangiato ha i vostri pianti
in riso il dio d’amor.
[N. 32 – Balletto]
Ballo di Pastori, e Pastorelle, e finisce l’opera.

Fine del libretto.

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