Giovanni Gallurese

Melodramma storico in tre atti

Musica di Italo Montemezzi
Libretto di Francesco D’angelantonio

Prima rappresentazione: 28 gennaio 1905, Torino, Teatro Vittorio Emanuele.

Personaggi

Giovanni Gallurese tenore
Maria, figlia di… soprano
Nuvis, vecchio mugnaio basso
Rivegas, catalano baritono
Bastiano, compagno di Giovanni tenore
Un Ufficiale Spagnuolo baritono
Josè, bravaccio di Rivegas baritono
Tropéa, bravaccio di Rivegas baritono
Don Pasquale, oste basso
Un Ragazzo contralto
Compagni di Giovanni
Soldati Spagnuoli
Miliziani e Barracelli
Contadini e Contadine
Popolo

L’azione si svolge in Sardegna, territorio di Osilo Secolo XVII, durante la tirannide spagnuola.

Libretto – Giovanni Gallurese

Atto Primo

Larga splanata in mezzo alle irte roccie ed ai dirupi dei monti del Tufudese. A sinistra si stacca un sentiero che passa per un rustico ponte sopra un impetuoso torrente, il sentiero che conduce a Nulvi e nell’alto della montagna. A destra la casa del vecchio mugnaio Nuvis, la quale sorge in mezzo ad un piccolo giardino fiorito. Presso la casa due sentieri conducono, l’uno ad Osilo, l’altro al mulino che si scorge in fonde sull’alto. Qua e là delle quercie secolari portendono al cielo le mille braccia, qua e là, disseminati, s’intravedono macchioni di lentisco, di fillirea e siepi di fichi dindia; dai crepacci pendono erbe e piante selvatiche.

Si alza la tela.

È poco prima dell’alba, e la natura, fulgida, sorridente, vien destat dal rintocchi del mattutino che la campana di S Antonio alla punta manda intorno, pio richiamo ai fedeli. È una festosa armonia di colori, frammezzo alla quale s’insinua dolce, flebile, lamentevole la voce di un pastorello, come un’evocazione di sospiri e di lacrime.

Giovanni Gallurese apparisce sul sentiero sinistro seguito dai suoi uomini, i quali, dietro suo cenno, si ritirano per il sentieruolo. Giovanni rimane colle braccia conserte a contemplare lo spettacolo dell’aurora. Dal suo volto traspare una malinconia infinita e un grande scoraggiamento.

Voce di Ragazzo
Oh picciocchedda, oh beni! Ah!
Oh picciocchedda, oh beni! Ah!

Giovanni
Oh, con che calma eterna
il mattino a la sera qui s’alterna!
e come questa terra, terra del dolore,
e questi monti, sorridon ne le placide aurore,
sorridon ne le placide aurore e piangon nei tramonti!

Pur tal sorriso e pianto
de la natura son la poesia,
sono il più vago incanto!
Ma il mio sorriso è spasimo, è singulto,
il mio pianto è uno strazio d’agonia,
pace e amor per me, pace ed amor, ah!
per me pace ed amor sono tumulto!

Ah, vita miseranda ed errabonda,
vita angosciosa dei l’avventuriere:
flagellar su le rupi come l’onda,
lottar come le fiere, vegliar senza fidanza,
Ah, fuggir, celarmi,
il nome mio mentire, amar senza speranza,
sorrider con lo spasmo e col singulto,
piangere con lo strazio d’agonia, piangere!
Ah, la vita che val? meglio morir!!

(Risale per un tratto il sentiero di sinistra e si volta a contemplare la casetta di Maria.)

A te, o Maria, bella, gentile,
unica e santa vision del core,
a te che ignori il mio desìo febbrile,
il mio desìo d’amore,
mando l’ultimo vale, addio, addio, addio!
(s’inoltra e sparisce.)

(Rivegas, Josè e Tropéa si avanzano circospetti, e, dopo avere esaminata la casa del mugnaio scendono sulla spianata.)

Rivegas
Ella riposa ancora, ella s’alza col sole,
e ravvolta di luce, vaga tra le viole.

Ma pur da qui ti veggo, o vezzosa dormiente,
ti veggo, col delirio de l’esaltata mente,
sul virginal tuo letto in un sopor sereno,
nudo il rosato braccio, nudo l’eburneo seno;
dischiuse, sorridenti le labbra porporine,
e quasi mormoranti preci d’amor divine!
(passeggia smanioso; i suoi compagni che si erano inoltrati dietro la casetta, ritornano e con Rivegas confabulano agitatamente.)

(Si apre la porta della casetta. … Rivegas dà uno sbalzo e fa nascondere i suoi uomini in un ingrottato a sinistra. … Maria esce nel giardino.)

Rivegas
Eccola appar! o ardor dei sensi miei, o frenesia,
de la sognata voluttà costei già inebbria la fremente anima mia!
(si nasconde pure nell’ingrottato)

Maria (bella e tranquilla in mezzo ai fiori)
Sorge Aurora, la vergine fragrante di roridi profumi,

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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