Il girello

Dramma musicale burlesco

Libretto di Filippo Acciaiuoli, Giovanni Filippo Apolloni
Musica di Jacopo Melani, Alessandro Stradella

Prima esecuzione: 4 febbraio 1668, Roma, Palazzo Colonna.

Interlocutori

Nel prologo
PLUTONE basso
PROSERPINA soprano
VENDETTA soprano
INGANNO tenore
Titolo personaggi
ODOARDO re di Tebe basso
ERMINDA sua sposa, e figlia del re di Cipro soprano
DORALBA sorella d’Odoardo soprano
MUSTAFÀ schiavo, e poi fratello d’Erminda soprano
FILONE pedante, e consigliere tenore
ORMONDO consigliere basso
PASQUELLA nutrice di Doralba tenore
GIRELLO giardiniere di corte, e marito di Pasquella basso
TARTAGLIA carceriere tenore
MAGO basso

Accompagnature: Odoardo re con dodici Mori, e un Capitano della guardia; Erminda regina con sei Damigelle; Doralba sorella del re con quattro Damigelle; Girello con sei Turchi di guardia; Tartaglia guerriero con cinque Soldati; Plutone con cinque diavoli.

Libretto – Il girello

Signor mio
Il Girello rappresentato in questa città nello scorso Carnevale, meritò sì alti applausi da chi ebbe fortuna di udirlo; che non senza ragione io mi muovo a pubblicarlo con le stampe agl’encomi universali del mondo tutto. Mi fo per tanto lecito di fregiarlo col nome pregiatissimo di v. signoria per arrichir l’opera di patrocinio così autorevole, ed atto a rintuzzar l’orgoglio della maldicenza medesima, quando avesse ardire di porvi li suoi velenosi morsi: ed insieme per palesare il mio umilissimo ossequio verso la persona, e casa di v. signoria la quale devotamente supplico a non sdegnarne questa sincerissima espressione, ed a credere che io mi pregerò sempre d’esser

di v. s.
umilissimo servitore
Bartolomeo Lupardi

Lo stampatore al lettore
Non ha bastato, o lettore, che con inusitato applauso la presente opera sia stata sentita in musica sopra le scene, per svellere in molti la falsa opinione che l’ha creduta ripiena d’oscenità. Onde contr’al pensiero di chi l’ha composta comparisce alla pubblica luce, non perché tu da questa lettura possa imparare cosa alcuna, ma acciò resti persuaso che siccome per arrecarti diletto furono impiegate queste fatiche così tu voglia prenderti l’incomodo in difenderle se di simili difetti venissero notate, sapendo per altro l’autore che non merita altra ricompensa quest’opera che quella dell’oblivione. E vivi felice.

Prologo

Scena unica
Inferno.
Plutone, Proserpina, Vendetta, Inganno.

PLUTONE
O di Cocito
oscure deità
dall’arso lito
sospirate crudeltà,
e con funesta guerra
volate Erinni ad infestar la terra.

PROSERPINA
O d’Acheronte
falangi tormentate
con furie, ed onte
a guerra il ciel sfidate,
e nel più cupo fondo
tremi Nettuno, e si sconcerti il mondo.

PROSERPINA E PLUTONE
Sì sì, sì sì
tremendi spiriti
dannati ai gemiti
con urli, e fremiti
volate al dì
sì sì, sì sì.

VENDETTA
Corrompe empio ministro
nella reggia di Tebe
d’Astrea gl’alti decreti
e con cenni indiscreti
il povero schernisce
l’innocente punisce
se del proprio volere
al capriccio di lui nega tributo
e Giove tace, e tu ‘l sopporti o Pluto.

INGANNO
Anco delle donzelle
oppressa è l’onestade
vilipeso il decoro,
ove non giunge l’oro;
contro quel sesso imbelle
Ormondo il ferro adopra,
e la giustizia dorme,
contro l’empio fellone, o dèa tiforme.

VENDETTA
Deh lascia alla vendetta…

INGANNO
Deh concedi all’inganno…

VENDETTA E INGANNO
Di punire un tiranno.

PLUTONE
Impero troppo angusto
sarà di Pluto
l’erebo profondo
s’anco nell’altro mondo
non temesse di me l’empio, e l’ingiusto.
Correte o miei campioni
alla regina di Tebe
mutate, sconvolgete;
coi vassalli i regnanti,
eh sian vostri seguaci
spettri, larve, fantasmi, ombre ed incanti.

PROSERPINA
Su su numi d’Averno
accorrete improvvisi
onde il regno di Tebe
me per trivia tremenda oggi ravvisi.
Dal mio superno giro
qual cinta spargerò l’argenteo lume
porgerò qual Diana
a leoni, e pantere i orridi scempi,
poscia con l’armi vostre
qual dèa d’abisso io farò guerra agl’empi.

PROSERPINA
O del terribile…

VENDETTA
impero d’Ecate.

INGANNO
Funesti popoli…

PLUTONE
dall’antro stigio
la bocca orribile
veloci aprite
e del gran Orco i numi
soccorran la terra a riformar costumi.

Atto primo

Scena prima
Cortile delle prigioni.
Ormondo, Filone.

ORMONDO
Dal tramontar del sole
finor, ch’il ciel ha i minor lumi accesi
presso al regio palazzo invan t’attesi.
Ma come usar si suole
quando lungi è la corte
eran chiuse le porte
né sapendo ove fossi
a caso il piè qui mossi
per intender s’è ver ciò che si dice
del ritorno del re.

FILONE
Venga felice.
Sol un aristotelico problema,
che gran dubbio mi muove
di saper delle nove
la curiosità molto mi scema
ma mentre stavo nello studio immerso,
su veloce destriero
mi giunge un messaggero,
che mi disse, che il re con la regina,
nella villa vicina

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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