La cena delle beffe

Poema drammatico in quattro atti

Musica di Umberto Giordano
Libretto di Sem Benelli

Prima esecuzione assoluta: 20 dicembre 1924, Milano, Teatro alla Scala.

Personaggi:  
Giannetto Malespini (tenore)
Neri Chiaramantesi (baritono)
Gabriello Chiaramantesi (tenore)
Il Tornaquinci (basso)
Il Calandra (baritono)
Fazio (baritono)
Il Trinca (tenore comico)
Il Dottore (baritono comico)
Lapo (tenore)
Un cantore (interno) (tenore)
Staffieri dei Medici (comparse)
Servi del Tornaquinci (comparse)
Ginevra (soprano)
Lisabetta (soprano)
Laldomine (mezzosoprano)
Fiammetta (soprano)
Cintia (mezzosoprano)

Ambientazione: Firenze ai tempi di Lorenzo il Magnifico

Libretto – La cena delle beffe

ATTO PRIMO 
A Firenze, in casa di uno dei Tornaquinci, Cavaliere Speron d’oro.
Una sala da pranzo, con armi ai muri e bandiere in un angolo.

In faccia, a destra, un camino di pietra scolpita con alari.
A sinistra, sempre in faccia, attraverso il muro larghissimo, la finestra aperta sugli orti, le case, le torri, il colle di San Miniato.

Un uscio per ogni lato: da quello di destra si va nelle cucine, da quello di sinistra nell’interno della casa e alla porta di fuori.
Ornamenti semplici ed eleganti. Alle mura fregi ad affresco.

È finito il tramonto: aria rossa di sera sui colli e la città.
I servi recano i lumi.
Verso la fine dell’atto, notte di luna. È maggio.

I servi apparecchiano la tavola, dispongono le sedie. Il Calandra, il maggiore di loro, è attento all’opera con somma coscienza.
Il Tornaquinci entra recando nella mano un libro socchiuso come chi ha interrotto allora la lettura: si pone a sedere sopra un seggiolone, in disparte.

Tornaquinci
(ai servi)
Disponete che tutto sia per bene;
voglio che questa cena si rammenti.

Il Calandra

(che è andato alla porta di sinistra)
Messer Giannetto Malespini.

Tornaquinci

Avanti!

Giannetto

(entra insieme con Fazio. È pallido. Ha indosso un mantello rosso di fiamma ed è coperto col cappuccio. Fazio è in maglia e giubbetto)
Cavaliere; son qua, come vedete,
ancora vivo!

Tornaquinci

(avvicinandosi a lui, con affetto)
Caro mio messere,
io vi credevo giunto all’altro mondo,
e vi piangevo, allorquando il Magnifico
mi disse che per voi si preparasse,
in casa mia, cena per sette o otto…

Giannetto

Una cena per ogni pugnalata.
Cavaliere, son tutto traforato;
e non vi dirò dove, per vergogna.
Sono vivo perché m’hanno colpito nel morbido.
Ridete, ve ne prego, senza pietà.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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