L’Ercole amante

Libretto di Francesco Buti.
Musica di Francesco Cavalli.

Fonti letterarie: Le metamorfosi di Ovidio, Le Trachinie di Sofocle
Prima rappresentazione: 7 febbraio 1662, Teatro delle Tuileries, Parigi
Video dell’opera

Personaggi:

CINZIA prologo soprano
ERCOLE basso
IOLE figlia del re Eutyro soprano
VENERE soprano
GIUNONE soprano
HYLLO figlio d’Ercole tenore
DEIANIRA moglie d’Ercole soprano
MERCURIO tenore
NETTUNO basso
Ombra di EUTYRO padre di Iole basso
TEVERE basso
PASITHEA moglie del Sonno soprano
Il SONNO personaggio muto mezzosoprano
La BELLEZZA soprano
L’Ombra di BUSSIRIDE contralto
L’Ombra di LAOMEDONTE re di Troia tenore
L’Ombra di CLERICA regina soprano
Un PAGGIO soprano
LICCO servo di Deianira contralto

 

Coro musico de’ Fiumi.
Coro musico delle tre Grazie.
Coro musico d’Aure, e Ruscelli.
Coro musico de’ Sacrificanti al sepolcro d’Eutyro.
Coro musico d’Anime infernali.
Coro musico di Sacerdoti di Giunone Pronuba.
Coro armonico de’ Tritoni, e Sirene.
Coro muto di Damigelle d’Iole.

Argomento

Avendo Ercole soggiogata l’Eocalia, Hyllo figlio di lui, e Iole figlia del vinto re Eutyro arsero di reciproco affetto, e non molto dopo innamoratosi della medesima anche Ercole la chiese per moglie al di lei padre, che non consapevole ancora dell’impegno di essa con Hyllo la promise, e informatone poi la negò, onde il semideo offeso di ciò l’uccise, che però tanto più divenuta Iole avversa al rifiutato amante, Venere come di lui amica, desiderosa di rendergliela propizia, e diffidando poter per ciò disporre di Cupido a sua voglia, ha ricorso a gl’incanti, a che Giuno altrettanto contraria studiosamente s’oppone; tra gli avvenimenti della qual gara avvistosi Ercole della rivalità del figlio, e insospettito (benché a torto) che questi gl’insidiasse alla vita, risolve di porlo a morte, ma sopraggiunta Deianira madre di lui, che per ministero della fama era stata a tal luogo tratta dalla gelosia si frappone per salvarlo senza però ottenere altro, che di accomunar a sé stessa un sì gran pericolo, onde Iole non scorgendo a ciò altro riparo, si risolve di dare all’infuriato eroe (purché perdoni ad Hyllo) qualche speranza di piegarsi ad amarlo, ad intuito di che Ercole sospendendo l’esecuzione de’ suoi sdegni, manda (per assicurarsi dalla gelosia) il figlio prigioniero in una torre sul mare, e ordina (per liberarsi dalle contrarietà) che la moglie torni in Calidonia, quindi mostrandosi ogn’or più determinato, quando non ottenga le bramate nozze, di vendicarsene atrocemente contro Hyllo, riduce Iole alla necessità d’acconsentir più tosto a quelle, che di soffrir lo scempio di questi, il quale ricevuta di ciò novella, si precipita avanti a gli occhi della madre, (che andava per consolarlo) disperato nel mare, ma comparsa l’ombra d’Eutyro alla figlia, e con più ragioni, e particolarmente con la già seguita sommersione di Hyllo, dissuadendola dal maritarsi con Ercole, vien suggerito alla gelosa moglie da Licco suo servo, che con la veste lasciatagli già da Nesso Centauro, avrebbe ella potuto annichilare nello spirito del marito ogn’altro affetto ch’il suo; onde Iole più ripugnante che mai di maritarsi con Ercole, appigliandosi anch’essa a simile speranza, si carica di applicare a suo tempo un tal rimedio, dal cui contatto cagionate poi nel semideo furiose smanie, che lo portano a gettarsi nelle fiamme, si scopre essere stato il di lui figlio salvato in vita da Nettuno per opera di Giunone, dalla quale venendo appresso manifestato, come Ercole in vece di ardersi era stato da Giove trasportato al cielo, e quivi sposato alla Bellezza, e che così libero dalle passioni umane, consentendo egli al matrimonio d’Hyllo, e Iole, aveva ottenuto alle sue felicità il consenso della medesima dèa, seguono parimente le nozze tra li due amanti.

Libretto – L’Ercole amante

PROLOGO

Scena Unica 

(La scena rappresenta ne’ lati montagne di
scogli su li quali si vedono giacenti 14 fiumi,
che bagnano i regni e le provincie che sono
o furono sotto la dominazione della corona
di Francia. Nella prospettiva si vede il mare,
e nell’aria Cinzia che discende in una gran
macchina rappresentante il di lei cielo)

CORO DI FIUMI
Qual concorso indovino
oggi al mar più vicino
del festoso Parigi
noi raunò dal gemino emisfero,
noi, che del franco impero
vantiamo il nobil giogo, o i bei vestigi?

TEVERE
Ah che mentre la terra
di lunga orrida guerra
già dileguati ammira i fati rei
ne’ beati imenei
di Maria di Luigi
adorna Cinzia di più bei candori
noi testimoni elesse
di quei, ch’a spiegar va’, gallici onori.

CORO DI FIUMI
A i di lei veri accenti
su dunque attenti, attenti.

CINZIA
Ed ecco o Gallia invitta
i tuoi pregi più grandi, e immortali
mira del primo ciel ne’ puri argenti
come in tempio d’onor lampe lucenti
l’idee delle maggior stirpi reali.
Di queste il ciel con ammirabil cura,
e con stupor del tempo, e di natura,
scettri a scettri innestando, e fregi, a fregi
la prosapia formò de i franchi regi;
che qual fiume di glorie
da’ monti di Corone, e fasci alteri
trasse i fonti primieri
e accresciuto ogn’or da copiosi
torrenti di vittorie,
e da’ più generosi
rivi di sangue augusto oltre gli Achei
per interrotto, e limpido sentiero
tra margini di palme, e di trofei
inondò trionfante il mondo intero.
Alfin tra l’auree sponde
della Senna guerriera
fissò la reggia in cui benigna infonde
grazie a nembi ogni sfera,
e or più che mai prodigo
di contentezze eteree

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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