Otto mesi in due ore

Melodramma romantico in tre parti

Libretto di Domenico Gilardoni
Musica di Gaetano Donizetti

Fonti letterarie: Elisabeth, ou Les exilés de Sibérie di Sophie Cottin e La figlia dell’esiliato, ossia Otto mesi in due ore di Luigi Marchionni.
Prima rappresentazione: 13 maggio 1827, Teatro Nuovo, Napoli.


Personaggi:

L’IMPERATORE, tenore
IL GRAN MARESCIALLO, basso
IL CONTE STANISLAO POTOSKI, tenore
LA CONTESSA FEDORA, Sua moglie, mezzosoprano
ELISABETTA, loro figlia, soprano
MARIA, nutrice di Elisabetta, mezzosoprano
MICHELE, di lei figlio, e corriere di governo, buffo
IWANO, già boiardo, ed ora tragittatore al passo del Kama, basso
ALTERKAN, capo di un’orda di Tartari, basso
ORZAK, altro capo-tartaro, tenore
cavalieri
CORO di Tartari
montanari
SOLDATI
contadini

L’azione succede nella prima parte in Saimka;
nella seconda sulle rive del Kama; e nell’ultima in Mosca.

Libretto – Otto mesi in due ore

PARTE PRIMA

Interno di una capanna chiusa da tutt’i lati,
costrutta di fasci di abete, e quasi sotterranea.
A destra degli attori, nel fondo, pochi gradini,
pe’ quali si giunge alla porta d’ingresso.
Dall’istessa parte, verso il proscenio, un’altra porta,
che introduce alle stanze contigue.
A sinistra degli attori, in prospetto, una finestra.
Poche sedie, ed un tavolino malconci.

Scena prima
Fedora, Maria,- quindi Coro di contadini,
infine Potoski.

MARIA
Ah! la misera Fedora!
Sempre in preda al palpitar!

FEDORA
Ed a me non veggio ancora
sposo e figlia ritornar!
(s‘ode un festivo concerto)
Ma, qual suono al monte intorno,
sorge lieto ad echeggiar?…

MARIA
Ignorate, che in tal giorno
nacque Elisa?…

FEDORA
Ah sì, per lei,
lascia ognuno il suo soggiorno,
e qui corre a festeggiar.

FEDORA e MARIA
Piacer che il fato negami/negale
là sul natìo terren,
in tal regioni inospiti
potrò/potrà gustare almen.

CORO DI CONTADINI
Qual vien su l’etra a spandere
l’aurato suo splendor,
in sì bel giorno, fulgido,
del dì l’apportator,
e gli anni segna e annovera
dal nascere sinor,
d’Elisa, che benefica,
ver noi si mostra ognor;
così a versarle, prodiga,
pur venga nel suo sen,
fortuna, l’urna instabile,
ripiena d’ogni ben.

FEDORA
L’affanno tiranno,
rattempra quel dir,
in questa funesta
magion di martir.
Il grato mio core
sia vostra mercé,
ché impresso avrà sempre
la candida fé.

MARIA e CORO
Non v’è del tuo core
più bella mercé.

MARIA
Ecco il conte…

FEDORA
Ei solo?…

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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