Andrea Chénier

Dramma di ambiente storico in quattro quadri

Musica di Umberto Giordano
Libretto di Luigi Illica

Prima rappresentazione: 28 marzo 1896, Milano, Teatro alla Scala.

Personaggi

ANDREA CHÉNIER
CARLO GÉRARD
LA CONTESSA DI COIGNY
MADDALENA DI COIGNY
LA MULATTA BERSI
ROUCHER
Il SANCULOTTO MATHIEU detto «POPULUS»
MADELON
UN «INCREDIBILE»
IL ROMANZIERO pensionato del Re (Pietro Fléville)
L’ABATE poeta
SCHMIDT carceriere a San Lazzaro
IL MAESTRO DI CASA
DUMAS presidente del tribunale di Salute Pubblica
FOUQUIER TINVILLE accusatore pubblico

Dame, Signori, Abati, Lacchè, Staffieri, Conduttori di slitte, Ungheri volanti, Musici, Servi, Paggi, Valletti, Pastorelle, Straccioni.
Borghesi, Sanculotti, Carmagnole, Guardie nazionali, Soldati della Repubblica, Gendarmi, Mercatine, Pescivendole, Calzettaje, Venditrici ambulanti, Meravigliose, Incredibili, Rappresentanti della nazione, Giudici, Giurati, Prigionieri, Condannati, Ragazzi strilloni.
Un maestro di musica, Alberto Roger, Filandro Fiorinelli, Orazio Coclite, un bambino, un cancelliere, il vecchio Gérard, Robespierre, Couthon, Barras, un fratello servente (garzone di caffé).

Quadro Primo
Quadro Secondo
Quadro Terzo
Quadro Quarto

Libretto – Andrea Chénier

QUADRO PRIMO

In provincia; – nel castello della signoria dei conti di Coigny. –
Il giardino d’inverno. La gran serra; imitazione pretenziosa di quella di casa Orléans o di quella Kunsky.
La serra offre ora – sul finire di una giornata dell’inverno 1789 – un curioso aspetto; sembra un giardino colle sue statue di Bacco, di Flora, coll’altare di Minerva, ed è sala, talmente ovunque vi sono sparsi mobili, – e, perfino fra vasi di piante esotiche, un clavicembalo Silbermann – ed è campagna, anche, verso l’estremo lato sinistro dove, per una mite e microscopica collinetta, aprentesi ai piedi in grotta da ninfe, si sale a una casetta rustica da latteria e pastorelle addossata a un infantile mulino.
«Tal de’ tempi il costume!»

All’alzarsi della tela, sotto i rigidi comandi di un arrogante e gallonato Maestro di Casa , corrono Lacchè, Servi, Valletti carichi di mobili e vasi, completando l’assetto della serra. CARLO GÉRARD, in livrea, entra sostenendo con altri servi un azzurro e pesante sofà.
È a lui che principalmente si rivolge il maestro di casa con piglio altezzoso, borioso ed ironico impartendo ordini. Dal giorno che Gérard fu sorpreso a leggere Jean Jacques Rousseau e gli Enciclopedisti, non ironia o servizio più umile o più basso gli è risparmiato.

IL MAESTRO DI CASA.
Questo azzurro sofà
là collochiam…
(Gérard e i lacchè eseguiscono)
(poi il Maestro di Casa accenna verso le sale interne e vi entra seguito da tutti i lacchè, eccettuato Gérard che, inginocchiato avanti all’azzurro sofà ne liscia le frangie arricciatesi e ridona lucido alla seta rasata, sprimacciandone i cuscini).

(al sofà)

GÉRARD.
Compiacente a’ colloquî
del cicisbeo
che a dame maturate
porgeva qui la mano!
Qui il Tacco rosso al Neo
sospirando dicea:

“Oritia… o Clori… o Nice… incipriate,
vecchiette e imbellettate,
io vi bramo
ed, anzi sol per questo, forse, io v’amo!„
Tal dei tempi il costume!
(Dal giardino si avanza trascinandosi penosamente un vecchio giardiniere curvo sotto il peso di un mobile. – È il padre di Gérard. – Questi gitta lo spolveraccio che tiene in mano e corre a porgere ajuto al padre che tutto tremulo si allontana pei contorti sentieri del giardino.)
(guardando commosso allontanarsi il padre)
Son sessant’anni, o vecchio, che tu servi!…
A’ tuoi protervi
arroganti signori
hai prodigato fedeltà, sudori,
la forza dei tuoi nervi,
l’anima tua, la mente…
e – quasi non bastasse la tua vita
a renderne infinita
eternamente
l’orrenda sofferenza –
hai data l’esistenza
dei figli tuoi…
(con immenso sdegno si picchia colla larga mano il petto susurrando fra le lagrime)
Hai figliato dei servi!
(poi si asciuga sdegnosamente le lagrime, torna a guardare fieramente intorno a sé la gran serra.)
T’odio, casa dorata!
L’imagin sei d’un secolo
inciprïato e vano!…
Fasti, splendori, orgogli di Re Sole!
Regno di Cortigiane tu, o Reggenza,
e dei Lebel
onnipotenza
tu, Luigi Lussuria!…
O vaghi dami in seta ed in merletti,
volgono al fin le gaje vostre giornate
e le serate
a inchini e a minuetti!

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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