Arianna

Intreccio scenico musicale a cinque voci

Libretto di Vincenzo Cassani
Musica di Benedetto Marcello

Prima esecuzione: inverno 1726, Venezia, Casino dei nobili accademici.

Personaggi:

ARIANNA figliuola di Minosse re di Creta soprano
FEDRA figliuola di Minosse re di Creta contralto
TESEO figliuolo d’Egeo re d’Atene innamorato di Fedra tenore
BACCO basso
SILENO basso

Coro di Marinai, Bessaridi, Satiri, Fauni, Villanelle e Seguaci di Bacco.

Il luogo è l’isola di Dia, o sia Nasso.

Argomento
Essendo Teseo col mezzo d’Arianna figliuola di Minosse re di Creta, innamorata di lui, uscito dal Labirinto, e rimasto vincitore del Minotauro, ed avendo a quella data la fede di sposo, s’accese poi di Fedra di lei sorella, e per goderne sicuramente, ambe persuase a fuggir seco nascostamente dal padre. Giunti all’isola di Dia, o sia Nasso, mentre Arianna dormiva nel padiglione sopra la spiaggia, fuggì Teseo con Fedra; quindi svegliata Arianna, scuoprendo la nave, in cui partivano lo sposo e la sorella, disperata voleva uccidersi. Ma ivi approdato Bacco che ritornava vincitore dagli Indi, la consolò, e la fece sposa, donandole una corona, dono appunto di Venere, ch’è la stessa la quale in cielo fu poi detta la Corona d’Arianna. Ciò che s’aggiunge per ridurre la favola a filo drammatico non altera punto il fatto, seguendo in fine la partenza di Teseo con Fedra, e restando a Bacco Arianna.
Le parole Fato, Destino, adorare, ecc. sono pure espressioni poetiche, non mai sentimenti di cuore cattolico.

Libretto – Arianna

Parte prima
Spiaggia di mare con padiglione socchiuso. Al lato bosco, e rupe che guarda lo stesso mare. Navi alla spiaggia.

Scena prima
Teseo, Fedra, Coro di Marinari.

CORO DI MARINARI
Su, nocchieri sciogliamo le vele,
ché del mare placata è già l’onda;
dileguato ogni nembo crudele,
or ne invita a partir dalla sponda.

TESEO
Fedra, il tempo quest’è: di gigli e rose
adorna il crin l’Aurora
che guida il Sole, e ne precorre i passi.

FEDRA
Ohimè, che da me stessa io mi divido.

TESEO
Guarda, se non t’affretti,
di non pianger per sempre un tal momento.

FEDRA
Su questo lido solitario ed ermo,
dovrò lasciar la mia germana? E teco
fuggir? E lunge andar dagli occhi suoi?

TESEO
E nulla men, se sposo tu mi vuoi.

FEDRA
Permetti, oh dio, che un bacio almen le porga.

TESEO
Come? S’ella si desta
dal grato sonno in cui riposa e giace,
quando n’andrem più mai soli, e sicuri?

FEDRA
Mi si conceda un solo guardo.

TESEO
E poi
tosto partiam. La vedi in sulle piume
giacer negletta, e con la bianca destra,
e con la guancia eburna,
(cui tu sola al par vai)
de’ lini il bel candor vincer d’assai?

FEDRA
Dal padiglion la veggo.

TESEO
Ah! non destarla.

FEDRA
Addio germana.

TESEO
Piano.

FEDRA
Il ciel t’assista.
Parto: quando saprai ch’io t’ho tradita
ti priego, per pietà, perdona il fallo.
Dormi, né fia ch’io vegga il tuo dolore,
e del nostro destino incolpa amore.
So quanto piangerai
quando vedrai partito
colui che t’ha tradito
con tanta infedeltà.
E più, quando saprai,
ch’io quella, quella fui,
che il tolse agli occhi tuoi
e parte, e seco va.

Scena seconda
Teseo.
Qual mai gran pena a un cor dover a forza
di chi non puote amar fingersi amante!
Ma pure alfin non mi vedrò più al fianco
quel volto a me noioso.
Con l’adorata Fedra
andrò lontano: fremerà Arianna;
ma il suon de’ suoi lamenti,
ch’io non udrò, disperderanno i venti.
Se appagar volesse il cielo
le querele degli amanti,
quanti, quanti
vibreria dall’alto i fulmini
contro noi di sdegno armato.
Ma di rado ei scaglia il telo
benché spesso ne minaccia;
poi con faccia
tutta luce, e pien di giubilo,
s’apre a noi vago, e placato.

Scena terza
Bacco, Sileno, Coro di Bessaridi, di Satiri, e Fauni.

BACCO
A terra, a terra. A ristorarsi alquanto
fermiamo in quest’arena.
Già ne invitò da lunge
il vago orror de l’isoletta amena.

CORO DI SATIRI
Ebbre bessaridi,
e fauni, e satiri,
suonate cembali,
e trombe, e timpani;
or che arriva
con lieto viva
il domatore dell’oriente.

DUE BESSARIDI
Miratelo che scende
dal carro d’or che splende,
e poi le tigri sciolte,
l’asta, e il tirso trattar con man possente.

DUE FAUNI
Mirate qual si smalta
di rose, gigli, e calta,
e tutto ameno ride
all’apparir del nume, il suol repente.

TUTTO IL CORO
Ebbre bessaridi,
e fauni, e satiri,
suonate cembali,
e trombe, e timpani;
or che arriva
con lieto viva
il domatore dell’oriente.

Scena quarta
Arianna, ch’esce svegliata dal padiglione, Bacco e Sileno in disparte.

ARIANNA
Qual suono strepitoso
mi toglie il sonno? e che sarà? ma dove
è Fedra la germana?
Come dal fianco mia tacita, e cheta
si tolse? è gita forse
al legno dov’è Teseo? ah, gelosia
come fuor del dovere, e a mio dispetto
tenti d’entrarmi in petto?
Ma ohimè, che sciolto il pino a gonfie vele
irne già veggo. Teseo… Fedra… o dio;
non v’è chi mi risponda.
Germana… Sposo…

BACCO
Alta ventura è questa.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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