Attila

Dramma per musica

Musica di Pietro Andrea Ziani
Libretto di Matteo Noris

Prima esecuzione: febbraio 1672, Venezia, Teatro Santi Giovanni e Paolo.

Interlocutori:

Vandali
ATTILA re de gl’Unni soprano
ORONTE suo capitano basso
LISO servo contralto
Romani
VALENTINIANO imperatore baritono
ONORIA sorella di Valentiniano soprano
MASSIMO Patricio contralto
FILISTENE aruspice filosofo baritono
Franchi
TEODORICO principe delle gallie prigioniero d’Attila contralto
IRENE moglie di Teodorico soprano
TORISMONDO figlio di Teodorico e Irene soprano
DESBA nutrice di Irene tenore
APOLLO in aria con Pegaso vivo soprano

Balli: atto primo, di lottatori, atto secondo, di deitadi.

La scena si rappresenta in Aquileia.

Libretto – Attila

Serenissimi principi
A quel lume di gloria, che rifulge nella fronte sereniss. Dell’aa. vv., umiliato si prostra Attila, quel superbo, che calpestò le corone; e quella fortuna, che già tenne prigioniera nella sua mano; oggi viene a mendicar alle piante di v. a. s. poiché sin là sotto il gelato polo, dalle più remote spelonche della Scitia rimbombano le gesta insigni de gl’atavi loro famosi, che furono politici alcidi del gallico impero, e ben odo menzonar dalla fama quel Grimoaldo, che accrebbe fregio alla religione, e rammenta ancora l’Italia le stragi di quel Carlo Magno, ch’emulator de gl’annibali valicò l’Alpi trionfante, e da que’ gioghi nevosi precipitò torrenti fumanti di sangue longobardo. Quindi tanto valore per degno retaggio risiede nella destra di v. a. invitto successore di sì grand’avi.
Lo dica Albione, all’ora, che in gran battaglia navale, tra fiamme, ed acque col braccio armato mischiate monti di stragi con monti d’onde, e lacerando all’infante navi i gonfi lini, squarciaste la vela all’anglicana fortuna; indi poiché vibraste la formidabil spada all’ombra degl’allori cesarei furno dall’ago erudito di Belgica Aracne descritte sì chiare imprese alla memoria de’ posteri.
Ma più famose divennero le glorie vostre all’ora quando unito voi a principessa cotanto illustre, mirò il franco giglio sorger nella reggia di Monaco, vestita d’ostro una rosa, ch’è la regina de’ cori.
Per ciò tributario ancor io dell’a. v. s. e ammirator insieme di così eroiche prerogative le consacro questo ossequioso parto della mia penna, sperandone generoso l’aggradimento, e sarà vanto d’un animo divoto viver fino all’ultimo respiro.

Di vv. aa. ss.
Venezia, lì 12 febbraio 1672.
Umiliss. devotiss. obbligatiss. servo
Matteo Noris

Leggitore
Eccoti in fine, dopo la spada del Lazio il fulmine dell’Italia, dopo il Marcello, l’Attila, ambedue soli, e unici parti del mio debole ingegno. Il compatimento, che dimostrasti nel primo, figliò in quest’anno il secondo, e diemmi tanto calore, che mi sono arrischiato spiegar un volo fin su le nevi del Caucaso.
Spero, che sia per dilettarti, comparendoti nel Grimano teatro, reggia della scenica maestà; ed io non ribellandomi al genio, ho praticato nel comporlo i soliti sforzi d’equivoco, e forze di scena, usate da pochi. Ho scritto per obbligo, tu vieni, e compatisci per gentilezza.

Argomento
Nelle più folti nevi della Scitia gelata si generò questo folgore che quasi incenerì il mondo tutto, Attila il flagello dei re, e il terrore dell’universo; ingombrò di sangue la Pannonia, di cenere il Belga, e la maggior parte della Gallia, tenendo prigioniero ignoto tra molti re schiavi Teodorico principe di quella reggia. Precipitò con un diluvio di cinquecento mila barbari all’inondazione dell’Italia; nulla temendo i funesti presagi degl’auspici distrusse Aquileia; e avrebbe anco resi prigionieri del suo Caucaso i sette colli di Roma; se le minacce di s. Leone non avessero atterrito questo orribile dragone delle meotiche paludi. Invaghito per fama delle bellezze di Onoria, sorella di Valentiniano, l’imperatrice fuggita da Roma con Torismondo l’amante, stabilì la pace con Augusto; in fine morì per mano amica, e Valentiniano rimase tradito da Massimo Patricio per vendetta della moglie sforzatagli in Roma. Con questa storia si prende motivo di formare l’intreccio sì curiosi accidenti nel dramma presente dell’Attila.

Scene
Atto primo.
Campagna illuminata, con piante, viti, e biade.
Sala reale in Aquileia.
Fortificazioni del campo d’Attila, nel mezzo alta catasta.
Padiglione regale d’Attila.
Atto secondo.
Piazza maggiore in Aquileia con archi.
Appartamenti d’Irene.
Cortile regio.
Giardino di rose con fontane.
Atto terzo.
Regio anfiteatro con machine, e voli.
Grottesca con marine conchiglie.
Stanza di Filistene con istrumenti astrologici.
Loggia.
Sala reale.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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