Attilio Regolo

Dramma per musica

Libretto di Pietro Metastasio
Musica di Johann Adolph Hasse

Prima esecuzione: 12 gennaio 1750, Dresda, Hoftheater.

Personaggi:

REGOLO contralto
MANLIO console tenore
ATTILIA figliuola di Regolo soprano
PUBLIO figliuolo di Regolo soprano
BARCE nobile africana schiava di Publio soprano
LICINIO tribuno della plebe, amante d’Attilia basso
AMILCARE ambasciatore di Cartagine, amante di Barce soprano

Coro di Romani. Comparse di Senatori, Patrizi romani o Clienti, Littori con Manlio; Paggi mori con Attilia; Popolo romano con Licinio; Africani con Amilcare.

La scena si finge fuori di Roma, ne’ contorni del tempio di Bellona.

Argomento
Fra i nomi più gloriosi de’ quali andò superba la romana repubblica ha, per consenso di tutta l’antichità, occupato sempre distinto luogo il nome d’Attilio Regolo, poiché non sacrificò solo a pro della patria il sangue, i sudori e le cure sue, ma seppe rivolgere a vantaggio della medesima fin le proprie disavventure.
Carico già d’anni e di merito trovossi egli sventuratamente prigioniero in Cartagine, quando quella città atterrita dalla fortuna dell’emula Roma si vide costretta, per mezzo d’ambasciatori, a procurar pace da quella o il cambio almeno de’ prigionieri. La libertà che sarebbe ridondata ad Attilio Regolo dalla esecuzione di tai proposte fe’ crederlo a’ cartaginesi opportuno strumento per conseguirla; onde insieme con l’ambasciatore africano lo inviarono a Roma, avendolo prima obbligato a giurar solennemente di rendersi alle sue catene, quando nulla ottenesse. All’inaspettato arrivo di Regolo proruppero in tanti trasporti di tenera allegrezza i romani, in quanti di mestizia e desolazione eran già cinque anni innanzi trascorsi all’infausto annuncio della sua schiavitù. E per la libertà di sì grande eroe sarebbe certamente paruta loro leggera qualunque gravissima condizione. Ma Regolo invece di valersi a suo privato vantaggio del credito e dell’amore ch’egli avea fra’ suoi cittadini, l’impiegò tutto a dissuader loro d’accettar le nemiche insidiose proposte; e lieto d’avergli persuasi, fra le lagrime de’ figli, fra le preghiere de’ congiunti, fra le istanze degli amici, del senato e del popolo tutto, che affollati d’intorno a lui si affannavano per trattenerlo, tornò religiosamente all’indubitata morte che in Africa l’attendeva, lasciando alla posterità un così portentoso esempio di fedeltà e di costanza.
Appiano, Zonara, Cicerone, Orazio ed altri.

Libretto – Attilio Regolo

Atto primo

[Sinfonia]

Scena prima
Atrio nel palazzo suburbano del console Manlio. Spaziosa scala che introduce a’ suoi appartamenti.
Attilia, Licinio dalla scala, Littori e Popolo.

Recitativo

LICINIO
Sei tu mia bella Attilia! Oh dèi! Confusa
fra la plebe e i littori
di Regolo la figlia
qui trovar non credei.

ATTILIA
Su queste soglie
ch’esca il console attendo. Io voglio almeno
farlo arrossir. Più di riguardi ormai
non è tempo o Licinio. In lacci avvolto
geme in Africa il padre; un lustro è scorso;
nessun s’affanna a liberarlo; io sola
piango in Roma e rammento i casi sui.
Se taccio anch’io chi parlerà per lui?

LICINIO
Non dir così, saresti ingiusta. E dove,
dov’è chi non sospiri
di Regolo il ritorno e che non creda
un acquisto leggier l’Africa doma,
se ha da costar tal cittadino a Roma!
Di me non parlo; è padre tuo; t’adoro;
lui duce appresi a trattar l’armi; e quanto
degno d’un cor romano
in me traluce ei m’inspirò.

ATTILIA
Finora
però non veggo…

LICINIO
E che potei privato
finor per lui? D’ambiziosa cura
ardor non fu che a procurar m’indusse
la tribunizia potestà; cercai
d’avvalorar con questa
l’istanze mie. Del popol tutto a nome
tribuno or chiederò…

ATTILIA
Serbisi questo
violento rimedio al caso estremo;
non risvegliam tumulti
fra ‘l popolo e ‘l senato. È troppo il sai
della suprema autorità geloso
ciascun di loro. Or questo, or quel n’abusa;
e quel che chiede l’un l’altro ricusa.
V’è più placida via. So che a momenti
da Cartagine in Roma
un orator s’attende. Ad ascoltarlo
già s’adunano i padri
di Bellona nel tempio; ivi proporre
di Regolo il riscatto
il console potria.

LICINIO
Manlio! Ah rammenta
che del tuo genitore emulo antico
fu da’ prim’anni; in lui fidarsi è vano;
è Manlio un suo rival.

ATTILIA
Manlio è un romano;
né armar vorrà la nimistà privata
col pubblico poter. Lascia ch’io parli,
udiam che dir saprà.

LICINIO
Parlagli almeno
parlagli altrove; e non soffrir che mista
qui fral volgo ti trovi.

ATTILIA
Anzi vogl’io
che appunto in questo stato
mi vegga, si confonda,
che in pubblico m’ascolti e mi risponda.

LICINIO
Ei vien.

ATTILIA
Parti.

LICINIO
Ah né pure
d’uno sguardo mi degni!

ATTILIA
In quest’istante
io son figlia, o Licinio, e non amante.

[N. 1 – Aria Licinio]

LICINIO
Tu sei figlia e lodo anch’io
il pensier del genitore;
ma ricordati ben mio
qualche volta ancor di me.
Non offendi o mia speranza
la virtù del tuo bel core,
rammentando la costanza
di chi vive sol per te.
(parte)

Scena seconda
Attilia, Manlio dalla scala, Littori e Popolo.

Recitativo

ATTILIA
Manlio per pochi istanti
t’arresta e m’odi.

MANLIO
E questo loco Attilia
parti degno di te?

ATTILIA
No ‘l fu sin tanto
che un padre invitto in libertà vantai;
per la figlia or d’un servo è degno assai.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
Per vedere il libretto completo diventa parte di "Opera Libretto Club".
È gratuito, basta che ti registri qui sotto (nel form dopo quello per gli utenti iscritti).
Se sei già iscritto, effettua il log in.

This content is restricted to site members. If you are an existing user, please log in. New users may register below.

Accesso per utenti iscritti
   
Registrazione nuovo utente
*Campo obbligatorio