Demetrio e Polibio

Dramma serio per musica

Libretto di Vincenzina Viganò Mombelli
Musica di Gioachino Rossini

Prima esecuzione: 18 maggio 1812, Roma, Teatro Valle.
Video dell’opera

Personaggi:

Demetrio, re di Siria, sotto nome di EUMENE tenore
POLIBIO re dei Parti basso
LISINGA figlia di Polibio soprano
Demetrio, figlio di Demetrio re di Siria, sotto nome di SIVENO creduto figlio di Mintèo antico ministro regio contralto

Grandi del regno e Guardie di Polibio, Seguaci, Soldati e Sacerdoti di Demetrio.

La scena si rappresenta nella capitale de’ Parti.

Argomento
Demetrio e Cleopatra, figlia di Tolomeo re d’Egitto, regnarono nella Siria pacificamente lo spazio di sei anni, sin che furono obbligati fuggirsi per salvamento da una terribile sollevazione della città di Antiochia e della maggior parte delle sue provincie, eccitata dai raggiri e dalle simulazioni di Trifone, che fece credere a quei popoli un superstite figlio di Alessandro Bala re di Siria antecessore di Demetrio, che fu detronizzato da Tolomeo per sospetto che attentasse alla di lui vita. In questa sollevazione perì tutta la real famiglia di Demetrio, salvo un piccolo suo figlio, chiamato egli pure Demetrio, che fu trasportato da Mintèo, antico ministro regio, a titolo di proprio figlio sotto nome di Siveno, nella corte di Polibio re de’ Parti, cui era sommamente caro Mintèo, e dove ricevettero tutti i favori e furono sempre teneramente amati. Dopo tre anni venne a repentina morte Mintèo, sicché scuoprire non poté l’arcano né al re, né al giovinetto, il quale fu ritenuto poi in questa reggia per Siveno, figlio adottivo di Polibio re de’ Parti.
Trifone dall’altra parte, dopo aver fatto assassinare il supposto figlio di Alessandro, si dichiarò re della Siria. Demetrio quindi, col soccorso di Tolomeo suo suocero e de’ suoi vassalli che avevano scoperta la perfida trama di Trifone, ricuperò il suo regno, ed avendo fatto premurose ricerche di Mintèo e del figlio penetrò trovarsi questo nella reggia di Polibio: quindi colà si porta egli stesso per il ricuperarlo sotto la figura di ambasciatore.
Quindi la scoperta del proprio figlio e gli amori di questo giovinetto con Lisinga figlia di Polibio formano il soggetto del dramma.

Libretto – Demetrio e Polibio

Atto primo

Scena prima
Sala di udienza con trono da un lato.
Grandi del regno, Guardie, Polibio e Siveno a’ suoi piedi.

POLIBIO
Mio figlio non sei,
pur figlio ti chiamo,
lo merti, lo bramo
chiamarti così!

SIVENO
Son grato al tuo dono:
rammento chi sono,
son figlio infelice,
che vive per te.

POLIBIO
Sostegno sarai
del regno e di me.

SIVENO
Se fido ti amai
lo sai, o mio re.

POLIBIO
Ti stringo al mio seno.

SIVENO E POLIBIO
Laccio sì caro,
nodo sì forte
la sola morte
scioglier potrà.

POLIBIO
Vanne al tempio, o Siveno, e là m’attendi!
Sospiro il dolce istante
di darti del mio amor pegno verace.
Oggi vuò che Lisinga
d’indissolubil nodo a te si stringa.

SIVENO
Oh gioia! oh dolce dì! Signor, concedi…

POLIBIO
Alzati, appien m’è nota
l’indole del tuo cor con pari affetto
costante a te sarà questo mio petto.

SIVENO
Pien di contento in seno
me n’ volo al caro oggetto,
per te felice appieno
questo mio cor sarà.
Che gioia, che momento!
Il cor brillar mi sento,
di più bramar non so.
(parte)

Scena seconda
Al suono di bellicosa marcia, Eumene si avanza con doni e Séguito; Polibio sale sul trono circondato da’ suoi; un Parto situa il sedile per l’Ambasciatore.

EUMENE
Il monarca di Siria al re de’ Parti
invia salute e pace,
e pegno d’amistade in questi doni.
Da me suo messaggiero
tu non sdegnarli, o sire,
e fa’ del mio signor pago il desire.

POLIBIO
E perché meco
sì generoso il tuo signor? qual merto?…

EUMENE
E a chi noto non è del re de’ Siri
il magnanimo cor? E a te il dovea
più che ad altri mostrar.

POLIBIO
E perché mai?

EUMENE
Per l’alto tuo valor, per tue virtudi,
perché da te brama tal cosa, o sire,
che gli sta a cuore assai;
né sorprender ti dei;
ma i doni accogli, e ascolta i detti miei.
(siede)

POLIBIO
Parla.

EUMENE
Nella tua reggia
dell’estinto Mintèo trovasi il figlio…

POLIBIO
E che perciò?

EUMENE
Quel giovinetto
troppo caro è al mio re; di quel Mintèo,
che fin che visse fu delizia sua,
Siveno è figlio, e dell’amato vecchio
questa sola memoria a lui rimane,
e a te coi preghi il chiede.

POLIBIO
Egli chiede Siven? vana lusinga;
io troppo l’amo, e del mio amore in pegno
porre lo vuò di questo trono a parte,
né sarà mai ch’io veggia
allontanar Siven da questa reggia.

EUMENE
Ma rifletti che neghi al re di Siria,
che il mio sovran possente
ciò che ottener non può con dolci inchieste
egli avrà co’ la forza e col suo brando.

POLIBIO
Sia pur possente d’armi
il re de’ Siri; quel de’ Parti ha petto
che non trema a’ perigli
quando il diritto il mova;
ei crede suo Siven, te ingiusto crede.

EUMENE
E non ebbe Siven forse i natali
del mio re nella reggia?

POLIBIO
E nudrito, ed istrutto
non venne poi nella mia corte?

EUMENE
(alzandosi)
Dunque?

POLIBIO
(alzandosi)
Dunque Siven non cedo;
queste porta al tuo re libere note,
faccia poi ciò che più gli aggrada e puote.

EUMENE
Pensaci, o sire, e guarda
che non t’abbia a pentir…

POLIBIO
(scende dal trono)
Ti accheta, audace;
e che? dovrò pentirmi
di mia ragion che si m’assiste e giova?

EUMENE
Non assiste ragion i sensi tuoi,
ma ben chiami ragion ciò che tu vuoi.

POLIBIO
Non cimentar lo sdegno,
che accendi nel mio petto.
(Tutto mi fa sospetto.)
Vanne, ritorna al re.

EUMENE
Parto per or, ma solo
lungi da questo regno;
il tuo rifiuto indegno
fatale a te sarà.

POLIBIO
Non più, superbo, taci.

EUMENE
Avvampo di furor.

EUMENE E POLIBIO
Già serpe nel mio seno
il più crudel veleno
per tormentarmi il cor.

EUMENE
Ma pensa ben…

POLIBIO
Pensai.

EUMENE
E l’ira sua?

POLIBIO
No ‘l temo.

EUMENE
Paventerai, lo spero,
il mio deluso re.

EUMENE E POLIBIO
Odio, furor, dispetto
io provo in tal cimento;
nel rimirarlo sento
tutte le furie in me.
(partono da lati opposti)

Scena terza
Magnifico tempio con ara, e trono da un lato.
Siveno, Sacerdoti e Popolo; indi Polibio seguìto da Grandi del regno, in fine Lisinga.

SIVENO
O di Polibio sudditi fedeli,
amati Parti,
la vostra vista oh quanto mi consola!
Voi oggi dunque testimon sarete

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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