Demofoonte

Dramma per musica

Libretto di Pietro Metastasio
Musica di Antonio Caldara

Prima esecuzione: 4 novembre 1733, Vienna, Hoftheater.

Personaggi

DEMOFOONTE re di Tracia tenore
DIRCEA segreta moglie di Timante soprano
CREUSA principessa di Frigia, destinata sposa di Timante soprano
TIMANTE creduto principe ereditario, figlio di Demofoonte soprano
CHERINTO figlio di Demofoonte, amante di Creusa soprano
MATUSIO creduto padre di Dircea, grande del regno basso
ADRASTO capitano delle guardie reali e confidente del re tenore
OLINTO fanciullo, figlio di Timante soprano

Comparse di Nobili traci con Demofoonte, di Guardie col medesimo; di Dame frigie, di Cavalieri, di Paggi, di Guardie, di Marinari con Creusa; di Traci sollevati con Timante; di Sacerdoti di Apollo.

Il luogo della scena è la reggia di Demofoonte nella Chersoneso di Tracia.

Libretto – Demofoonte

Dedica
Dramma per musica da rappresentarsi nella cesarea corte, per il nome gloriosissimo della sacra cesarea e cattolica real maestà di Carlo VI, imperatore de’ Romani sempre augusto, per comando della sacra cesarea e cattolica real maestà di Elisabetta Cristina, imperatrice regnante, l’anno MDCCXXXIII.
La poesia è del signor abate Pietro Metastasio, poeta di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è del signor Antonio Caldara, vicemaestro di cappella di sua maestà cesarea e cattolica.

Argomento
Regnando Demofoonte nella Chersoneso di Tracia, consultò l’oracolo d’Apollo, per intendere quando dovesse aver fine il crudel rito già dall’oracolo istesso prescritto di sacrificare ogni anno una vergine innanzi al di lui simulacro, e n’ebbe in risposta:
Con voi del ciel si placherà lo sdegno
quando noto a sé stesso
fia l’innocente usurpator d’un regno.
Non poté il re comprenderne l’oscuro senso ed aspettando che il tempo lo rendesse più chiaro, si dispose a compire intanto l’annuo sacrificio, facendo estrarre a sorte dall’urna il nome della sventurata vergine che doveva esser la vittima.
Matusio, uno de’ grandi del regno, pretese che Dircea, di cui credevasi padre, non corresse la sorte delle altre, producendo per ragione l’esempio del re medesimo che, per non esporre le proprie figlie le teneva lontane di Tracia. Irritato Demofoonte dalla temerità di Matusio, ordina barbaramente che, senza attendere il voto della fortuna, sia tratta al sacrificio l’innocente Dircea.
Era questa già moglie di Timante, creduto figlio ed erede di Demofoonte; ma occultavano con gran cura i consorti il loro pericoloso imeneo, per timore d’una antica legge di quel regno, che condannava a morire qualunque suddita divenisse sposa del real successore. Demofoonte, a cui erano affatto ignote le segrete nozze di Timante con Dircea, avea destinata a lui per isposa la principessa Creusa, impegnando solennemente la propria fede col re di Frigia, padre di lei. Ed in esecuzione di sue promesse, inviò il giovane Cherinto, altro suo figliuolo, a prendere e condurre in Tracia la sposa, richiamando intanto dal campo Timante che di nulla informato volò sollecitamente alla reggia. Giuntovi, e compreso il pericoloso stato di sé, e della sua Dircea, volle scusarsi e difenderla; ma le scuse appunto, le preghiere, le smanie e le violenze, alle quali trascorse, scopersero al sagace re il loro nascosto imeneo. Timante come colpevole d’aver disubbidito il comando paterno, nel ricusar le nozze di Creusa, e d’essersi opposto con l’armi a’ decreti reali, Dircea, come rea d’aver contravvenuto alla legge del regno nello sposarsi a Timante, son condannati a morire. Sul punto d’eseguirsi l’inumana sentenza, risentì il feroce Demofoonte i moti della paterna pietà, che, secondata dalle preghiere di molti, gli svelsero dalle labbra il perdono. Fu avvertito Timante di così felice cambiamento; ma in mezzo a’ trasporti della sua improvvisa allegrezza, è sorpreso da chi gli scopre, con indubitate prove, che Dircea è figlia di Demofoonte. Ed ecco che l’infelice, sollevato appena dall’oppressione delle passate avversità, precipita più miseramente che mai in un abisso di confusione e d’orrore, considerandosi marito della propria germana. Pareva ormai inevitabile la sua disperazione, quando, per inaspettata via meglio informato della vera sua condizione, ritrova non esser egli il successore della corona né il figlio di Demofoonte, ma bensì di Matusio. Tutto cambia d’aspetto. Libero Timante dal concepito orrore abbraccia la sua consorte; trovando Demofoonte in Cherinto il vero suo erede, adempie le sue promesse destinandolo sposo alla principessa Creusa; e scoperto in Timante quell’innocente usurpatore, di cui l’oracolo oscuramente parlava, resta disciolto anche il regno dall’obbligo funesto dell’annuo crudel sacrificio (Hyginus, ex Philarcho, liber II).

Licenza
Che le sventure, i falli,
le crudeltà, le violenze altrui
servano in dì sì grande
di spettacol festivo agli occhi tuoi
non è strano o signor. Gli opposti oggetti
rende più chiari il paragon. Distingue
meglio ciascun di noi
nel mal che gli altri oppresse il ben ch’ei gode;
e il ben che noi godiam tutto è tua lode.
A morte una innocente
mandi il trace inumano, ognun ripensa
alla giustizia tua. Frema e s’irriti
de’ miseri al priegar, rammenta ognuno
la tua pietà. Barbaro sia col figlio;
ciascun qual sei conosce
tenero padre a noi. Qualunque eccesso
rappresentin le scene, in te ne scopre
la contraria virtù. L’ombra in tal guisa
ingegnoso pennello al chiaro alterna;
così artefice industre,
qualor lucida gemma in oro accoglie,
fosco color le sottopone; e quella
presso al contrario suo splende più bella.
Aspira a facil vanto
chi l’ombre, onde maggior
si renda il tuo splendor,
trovar desia.
Luce l’antica età
chiara così non ha
che alla tua luce accanto
ombra non sia.

Atto primo

Scena prima
Orti pensili corrispondenti a vari appartamenti della reggia di Demofoonte.
Dircea e Matusio.

DIRCEA
Credimi, o padre, il tuo soverchio affetto
un mal dubbioso ancora
rende sicuro. A domandar che solo
il mio nome non vegga
l’urna fatale, altra ragion non hai
che il regio esempio.

MATUSIO
E ti par poco? Io forse
perché suddito nacqui
son men padre del re? D’Apollo il cenno
d’una vergine illustre
vuol che su l’are sue si sparga il sangue
ogn’anno in questo dì; ma non esclude
le vergini reali. Ei che si mostra
delle leggi divine
sì rigido custode agli altri insegni
con l’esempio costanza. A sé richiami
le allontanate ad arte
sue regie figlie. I nomi loro esponga
anch’egli al caso. All’agitar dell’urna

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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