I cavalieri di Ekebù

Dramma lirico in quattro atti.

Libretto di Arturo Rossato.
Musica di Riccardo Zandonai.

Fonti letterarie: La saga di Gösta Berling di Selma Lagerlöf.
Prima rappresentazione: 7 marzo 1925, Teatro alla Scala di Milano.

Personaggi:

GIOSTA Berling tenore
La COMANDANTE mezzosoprano
ANNA soprano
SINTRAM baritono
CRISTIANO baritono
SAMZELIUS basso
LIECRONA tenore
La MADRE di Anna mezzosoprano
Un’ OSTESSA mezzosoprano

Cavalieri, Fanciulle, Folla.

In Ekebù, terra di Svezia.
Epoca lontana.

Libretto – I cavalieri di Ekebù

Atto primo

Scena unica
A destra, un interno d’osteria: stanza bassa, dalle pareti di legno, rossastro, con un gran focolare a cappa, una porta a destra ed una a sinistra. Dal soffitto pende una lampada. Sul focolare rosseggia un fuoco moribondo. Uscendo dalla porta di sinistra, si scende nello spiazzo, ampio e nevoso, che forma la seconda parte della scena. Spicca un gruppo di abeti, carichi di neve, sotto ai quali si vede il sentiero largo, che scende gradatamente verso la vallata. Oltre lo spiazzo, il sentiero riprende, salendo invece verso le officine ed il massiccio Castello di Ekebù, che dominano, lontani, la piccola altura.
È l’ultima ora del crepuscolo.
L’osteria è deserta. Soltanto, al focolare, sta seduta una donna. La lampada arde, velata. Fuori, l’ultimo melanconico sole illumina gli abeti e i comignoli di Ekebù fumanti contro un cielo grigio. Dal sentiero sale cantarellando un giovine che si appoggia agli abeti per reggersi; si avvicina ad un tavolo, che è appena fuori dall’osteria e si lascia cadere sopra una sedia, chiamando verso 1’interno. Alla prima voce, la donna si alza dal focolare e si affaccia sulla porta, guardando con diffidenza lo strano vagabondo.

GIOSTA
Ohè! Dell’acquavite! Ostessa! Oste! Megere!
Dell’acquavite! Presto. Voglio morire e bere.

OSTESSA
Chi sei? Che vuoi?

GIOSTA
Chi sono?… Un lupo vagabondo.
Che cosa voglio? Ridere col diavoletto biondo
che guizza in ogni gocciola, nel fondo d’un bicchiere.
Megera! Ostessa! Diavola! Voglio morire e bere.

OSTESSA
Vattene! È tardi. Chiudo.

GIOSTA
Non chiudere.
(battendo sul taschino e facendo suonare delle monete)
Le senti?
Da quattro dì cammino sotto la neve e i venti.
(ripicchiando sulle monete)
Sentite come ridono! Son l’ultime ciarliere.
Dicono: «Giosta Berling! Bevi. Godere è bere».

OSTESSA
O Giosta, o Giosta! Scende la notte di Natale.
I cherubini e l’anime batton pei cieli l’ale…

GIOSTA
(interrompendo sguaiato)
…ed io cammino in cerca del diavolo ribaldo
che l’anima mi sgeli col suo respiro caldo.
(sonagliere lontane)

GIOSTA
Odi le sonagliere? Odi le sonagliere?
Eccolo è lui. Lo senti? Viene per me. Da bere!
L’Ostessa entra, poi ritorna portando un boccaletto e raccogliendo le monete. Il crepuscolo s’inazzurra. Le sonagliere si avvicinano garrule e diaboliche. Poi tacciono d’improvviso. Giosta beve avidamente. Un uomo, magro, adunco, sale allora per il sentiero, si guarda intorno inquieto e si avvicina a Giosta, chiamandolo.

SINTRAM
Giosta!

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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