Il crociato in Egitto

Melodramma eroico

Libretto di Gaetano Rossi
Musica di Giacomo Meyerbeer

Prima esecuzione: 7 marzo 1824, Venezia, Teatro La Fenice.
Video dell’opera

Personaggi:

ALADINO sultano di Damiata basso
PALMIDE figlia di Aladino soprano
OSMINO visir tenore
ALMA confidente di Palmide soprano
ADRIANO di Monfort gran maestro dell’ordine dei Cavalieri di Rodi tenore
FELICIA congiunta d’Adriano, in abito virile contralto
ARMANDO d’Orville, iniziato, Cavaliere di Rodi, sotto nome d’Elmireno soprano

Mirva, fanciullo di 5 anni. Coro di egiziani: Emiri, Imani, Popolo. Statisti: Guardie del sultano, Soldati egiziani, Schiavi negri, Schiave, Araldi, Scudieri dei Soldati, Paggi, Marinari. Coro di Cavalieri di Rodi, Schiavi europei di varie nazioni. Banda egiziana. Danzatrici, suonatrici. Banda dei Cavalieri

L’azione in Damiata.

Libretto – Il crociato in Egitto

Protasi
In una spedizione accaduta nella 6. crociata, Sulle coste d’Egitto, sotto Damiata, un corpo di cavalieri di Rodi, comandato da Esmengardo di Beaumont, sorpreso, tradito, oppresso dal numero de’ nemici, dopo luminosi sforzi d’eroico valore tutto sul campo rimase; que’ prodi non cessero la vittoria che colle loro vite.
Armando d’Orville, giovine cavalier di Provenza, iniziato, era fra que’ valorosi: il sangue perduto da una ferita l’avea tratto da’ sensi; rinvenuto alla vita, nel fosco di notte, altro non vide mezzo a salvarsi da infame schiavitù, che le armi vestirsi d’egizio estinto guerriero, e fra’ nemici confuso, attendere di fuggire il momento, e le forze, e i disegni intanto rilevar degli Egizi.
Armando, sotto il nome d’Elmireno, ebbe occasione di segnalare il proprio valore, e la vita salvare d’Aladino sultano di Damiata.
Il creduto giovine soldato di fortuna, il suo non comune valore, i gentili suoi modi interessarono l’animo del sultano: amico gli divenne, e nell’interno di sua famiglia l’ammise. Figlia del sultano era Palmide, fior di bellezza chiamata fra le egizie donzelle. Ella vide il supposto Elmireno, lo conobbe, e l’amò. Lontano dalla patria, quasi senza speranze di più ritornarvi, giovine, col cuore il più ardente, Armando obliò sé stesso, i suoi doveri, la fede promessa a Felicia, nobile fanciulla di Provenza, e all’amore di Palmide s’abbandonò. Segretamente de’ riti della di lui fede la istrusse, nodo segreto ad essa l’unì, e n’ebbero un figlio. Ma l’onore, la sua patria, i suoi falli, erano sempre al di lui cuore presenti, e funestavano la sua felicità. Aladino vedeva il reciproco loro affetto, e non attendeva che il ritorno da gloriosa campagna d’Elmireno onde unirli. I cavalieri di Rodi trattavano intanto del riscatto, del cambio di prigionieri, e pace anche offrivano, e una lor ambasciata era a Damiata rivolta:
l’azione comincia all’arrivo dell’ambasciata.

Atto primo

Scena prima
Vasto recinto nel palazzo del sultano che confina alla spiaggia, in vicinanza del porto, le di cui torri si scorgono al di là dei cancelli, che chiudono il recinto all’intorno. Alla destra un fabbricato, che serve di soggiorno agli schiavi europei destinati ai lavori; parte del palazzo, e de’ giardini alla sinistra.
Tutto è tranquillo nel silenzio della notte che cede all’aurora. S’odono tre squilli di tromba: movimento nell’interno del fabbricato. I Custodi vengono ad aprirne le porte: n’escono gli Schiavi, che a’ differenti vestimenti, di varie nazioni europee si riconoscono. Respirano, alzano gli occhi al cielo, si salutano, s’abbracciano, e a’ propri lavori s’accingono. La maggior parte travaglia alla costruttura d’un tempietto, nel cui mezzo un piedestallo. Alcune colonne sono già basate: vari Schiavi scalpellano capitelli, altri fregiano i frontoni, su d’uno de’ quali è scolpito alla Fedeltà; due s’occupano di una statua, pressoché compiuta, rappresentante la Fedeltà. Alcuni innalzano colonne, altri al coperto travagliano. Vari strascinano, e rotolano enormi pesantissimi massi; tutto è azione: un Giovinetto le catene sostiene del vecchio suo Padre, che alle fatiche mal regge; in un rapido momento di riposo uno Schiavo cava dal seno un ritratto, lo contempla, lo bacia, e ripone, tremante d’essere scoperto.
Un altro legge, e bacia una lettera, che piangendo porta al suo cuore; altri gruppi, lavori variati, fra i quali gli Schiavi esprimono i loro voti, e affetti nel

CORO
Patria amata! oh! tu il primiero
de’ miei fervidi desiri,
fra catene, fra sospiri,
a te anela il mesto cor;
fier destin ci rese schiavi,
mare immenso ci separa…
tu ognor mi sei più cara,
tu mi sei presente ognor.

PARTE DEL CORO
Cari oggetti del mio cuore,
più vedervi io non potrò!

ALTRA PARTE
I
Fra i sospir di triste amore
qui penar, morir dovrò?
II
Qui fra ceppi il mio valore
io così languir vedrò?

CORO
(a parti)
Sposa!… Figli!… Patria!… amici!
Più vedervi io non potrò!…
Da voi lunge morirò!…

TUTTI
Cessi omai sì acerba vita,
cangi omai sì orribil sorte,
o pietosa tronchi morte
il mio barbaro dolor.

Scena seconda
Dal palazzo vengono Schiavi, che recano cesti ripieni di doni vari. Emiri poscia, indi Palmide con Alma, e Schiave; gli Europei gioiscono, e l’onorano:

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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