Il paria

Melodramma in due atti

Libretto di Domenico Gilardoni
Musica di Gaetano Donizetti

Fonti letterarie: Le Paria di Casimir Delavigne e Il paria, libretto di Gaetano Rossi per Michele Carafa.
Prima rappresentazione: 12 gennaio 1829, Teatro San Carlo, Napoli.

Personaggi:
NEALA, destinata al culto del sole, soprano
IDAMORE, capo della tribù de’ guerrieri, tenore
ZARETE, padre di Idamore, basso
AKEBARE, sommo sacerdote, padre di Neala, basso
ZAIDE, sacerdotessa, contralto
EMPSAELE, bramano, confidente di Akebare, tenore

CORO di bramani, sacerdoti, sacerdotesse,
baiadere, balok, trombettieri, guerrieri,
popolo, custodi del tempio, fachiri.

L’azione è presso Benarez.

Libretto – Il paria

ATTO PRIMO

Bosco foltissimo di palme. A destra dell’attore,
vestibolo del tempio di Brama. A sinistra principio di
strada che conduce a Benarez. In fondo monti, e colline.
Sorge il sole.

Scena prima
Akebare con sei Bramani discende dal tempio, e tutti
inginocchiati e rivolti al simulacro del nume, dicono:

AKEBARE e CORO
In questa a te sacrata antica selva,
dove natura più diffonde il verde,
Nume accogli il mortal, che offerto arreca
pe’ conquistati allori, or che
per l’etra i suoi corsieri adduce
l’apportator d’aura feconda luce.

I sei Bramani si dividono per dare ingresso alle varie
Tribù. Akebare solo s’avanza, e fra sé ripiglia:

AKEBARE
Che giovommi il sudar su gli altari,
se il superbo Idamore ha l’impero
su le schiere, sul popolo intero,
né la fronte a me volle piegar!…
Oggi ei riede!… E fra nuovi trofei!…
Il potessi domare, annientar!…
Ma s’avanzan le turbe festive…
Creda il volgo me intento ad orar.
(si ritira nel tempio)

Scena seconda
Bramani, sacerdoti, sacerdotesse, e custodi, trombettieri e
guerrieri. Le baiadere ed i balok arrivano danzando: il
popolo, ed i fachiri arrecano le offerte al Nume.

BRAMANI, SACERDOTI e SACERDOTESSE
Al monarca sovrauman,
re de’ Numi, Dio sovran,
che fia sempre, ed era già
pria che ‘l tempo avess’età;
che ad un fiato, ad un respir
puote il mondo far crollar;
polve l’uomo addivenir,
corpo l’ombra ritornar;
al grand’astro che primier
su le sfere sfolgorò,
l’orbe cieco illuminò,
fu del giorno il condottier,
le stagioni variò,
al creato die’ color;
al cui riso, al cui fulgor
l’universo s’animò;
danze, e giuochi, ed inni e voti,
trombe, cetre, ed oricalchi,
tutti spieghino, devoti,
il gioir d’un sì bel dì,
che fra lauri mireremo
ritornar nella cittade
vincitrici quelle spade,
che per l’Indo ognun brandì.

TUTTI

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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