Il Piccolo Marat

Dramma Lirico in tre atti

Musica di Pietro Mascagni
Libretto di Giovacchino Forzano

Prima rappresentazione: 2 maggio 1921, Teatro Costanzi, Roma.

Personaggi

Personaggi Voce
Mariella soprano
La principessa di Fleury mezzosoprano
Il piccolo Marat tenore
Il soldato baritono
Il carpentiere baritono
L’orco basso
Il capitano
La spia
Il portatore
Il ladro
La tigre
Una voce

 

L’azione si svolge a Parigi durante la rivoluzione.

Libretto – Il Piccolo Marat

ATTO PRIMO

(La scena raffigura una piazzetta; a
sinistra la facciata di un palazzo; un
ballatolo fiancheggialo da due branche
di scale la cui ringhiera di ferro non
ha interruzione, sta davanti alla porta
d’ingresso. Sotto il ballatoio una porta.
Quindi una strada che entra in quinta a
sinistra. Quindi, nel mezzo della scena,
un ponte che cavalca un fiume. A destra,
in primo piano, la parte posteriore di
un convento adibito ad uso di prigione.
Le finestre sono state murate e ad un
finestrone rettangolare, alto un metro
e mezzo circa da terra, sono state
applicate dello barre di ferro e ancora
esternamente delle imposte di legno
che si aprono a libro. Oltre questo
fabbricato, la strada che entra in quinta
a destra è fiancheggiata, come quella di
sinistra, da un muricciolo che si perde
in quinta. Oltre il ponte che sarà
praticabile, a destra, il cupo fabbricato
di una prigione, a sinistra un quartiere
della città. Una sera d’autunno. Deserti
la piazza, il ponte e le vie. La solitudine
di una città desolata ed atterrita. Sul
davanti a destra c’è un moro, un »ussaro
americano » che monta la guardia alla
grata, le cui imposte sono chiuse. Passa
nell’aria, con la brezza della sera, un
malinconico canto che sembra si levi da
tutte le prigioni della città: debole, vago,
lontano, misterioso, doloroso. E’ la
cantica di P. De Winton)

IL CANTO DEI PRIGIONERI
Vergine, confido nel tuo
soccorso, in te; i giorni miei
ti affido pietà, pietà di me.
E quando l’ ultim’ ora verrà della
mia sorte, ch’ io morir possa,
implora, della più santa morte.
della più santa morte.

(Si odono battere dei colpi discreti
contro le imposte di legno della grata.
Il negro si guarda intorno sospettoso,
quindi schiude una imposta; sporgono
delle mani che convulsamente offrono
monete e pezzetti di giojelli rotti. Il
negro acciuffa quanto gli viene offerto,
rapidamente appanna, lustra, in tasca.
Dà in cambio tozzi di pane e frutta
che toglie dal sacchetto a tracolla.
Da lontano, dal fondo a sinistra, arriva
e si avvicina un vociare indistinto. Il
negro richiude le imposte e si volge
per vedere che cosa accade)

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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