La costanza trionfante degl’amori e de gl’odii

Dramma musicale in tre atti
RV 706

Musica: Antonio Vivaldi
Libretto: Antonio Marchi
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Moisè, 19 gennaio 1716

Ruoli:

  • Artabano, re de’ Parti (tenore)
  • Tigrane, re di Armenia (contralto)
  • Doriclea, sua consorte (soprano)
  • Eumena, sua figlia (contralto)
  • Getilde, principessa amante di Farnace (contralto)
  • Farnace, favorito di Tigrane, amante di Getilde (contralto)
  • Olderico, principe d’Armenia e amante d’Eumena (tenore)

 

Eccellenza.

Volerebbe troppo sfrenata l’idea della mia Musa, se scarsa di meriti osasse ponere in publico una sua fatica senza procurarli il vantaggio di chi la diffenda.

Non affisa le sue pupille l’Arietino picciolo uccello ne raggi del Sole, se non sotto l’ombra della Regina di Pennati, ed io, lo sò, non goderei il beneficio dell’aggradimento, se non umiliassi questo picciolo dono in segno di divozione pria sotto l’autorevole Patrocinio dell’E.V., che sotto gli occhi di chi la scorge.

Ne sortìr miglior sorte potevo, mercè che appoggio le mìe speranze ad un’Anima, ch’ha per Privilegio del sangue accummunate à se stessa tutte quelle Doti, che constituiscono un Grande, e lo fanno riuscire d’ammirazione à tutto il Mondo.

Dalla Vostra antichìssima Prosapia sortirono, quelli Eroi, che segnalati dal VATICANO con la sacra Porpora, che distinti negl’uffizii più cospicui di Marte, che adorni di tutte le scienze lasciarono à suoi Posteri hereditaria la Gloria, à conoscenti successiva la venerazione.

Dì più rammemorar si potrebbe, se il timore d’offendere la vostra Modestia non m’imponesse rispettar col silenzio ciò, che appieno scriver non potrei con la penna, e se la speranza non alimentasse il mio desiderio di dover un giorno mostrare al Mondo un vivo modello delle vostre Gramdezze.

Resta solo, che la Vostra Benignità generosa non sdegni voglier un sguardo sovra un tributo d’ossequio, che si v’appresenta da chi confessa suo grand’Onore aver l’incontro felice di bdichiararsi.

Umilissimo, Devotissimo ed Obligatissimo Servo
Antonio Marchi.

Data Adì 18 Genaro 1715.

AMICO LETTORE.

Ti presento un Drama, tu benigno l’ascolta, e se in esso non trovi, ch’ìo possa meritare il tuo aggradimento, cortese rimetti la colpa, ch’io confuso resterò con la pena di non aver saputo scddisfarti, com’ebbi la sorte d’incoatrare il tuo genio ne gl’altri miei Dramatichi componimenti, molti anni sono, esposti dalla mia debolezza à gl’occhi della tua intelligenza. La sagacità di Rappresentanti, e la singolare virtù del Sig. D. Antonio Vivaldi Maestro Concerti del Pio Hospitale della Pietà animarano la tenuità del mio Stile, e spero, che sarà per riuscire, sostenuto da tanti virtuosi, e diffeso dal tuo animo generoso. Le Voci: Deità, Destino, ed altri simili sono scherzi poetichi, quali, intendo, che non abbino punto d’interrompere la venerazione, che professo alla vera Religione. Vivi felice.

Argomento

Artabano Re de Parthi reso più potente per le conquiste, e più ardito per le Vittorie drizzò l’orgoglio delle sue schiere contro il sfortunato Tigrane Rè dell’Armenia. Costò gran Sangue all’Essercito d’Artabano la vittoria, e in faccia a Vinti, e à Vincitori comparì più fastoso nei suo Trionfo con la preda dell’infelice Doriclea Sposa dei Vinto Tigrane. Si finge, ch’arrivata tal notizia, à Mitridate Rè di Ponto, quale era in quelle vicinanze con il suo essercito, spedisce per via sotteranea in Artassata parte de suoi, ch’uniti alla fedeltà di vassalli di Tigrane inaspriti dalla Tirannide dei Vincitore precipitano dall’usurpato soglio il Tiranno, e rimmettono in Trono con commune allegrezza il suo primiero Rege. Da questi, ed altri accidenti và intrecciato il presente Drama Intitolato: La Costanza trionfante, de gl’Amori, e degl’Odii: La Scena si rappresenta in Artassata Metropoli dell’Armenia, e luochi circonvicini.

Libretto – La costanza trionfante degl’amori e de gl’odii

 

ATTO PRIMO

 

Scena prima

 

Alpestre montuosa divisa dal Fiume Arasce circonda da Rupi irrigate di straggi trà quali veggasi ucciso il Destriero di Doriclea.

Tigrane, Doriclea.

Tigrane

Popoli di chi regna
Poco grati alla fede
Fuggite? E mi lasciate
Al nemico furor codardi in preda?
Amata Doriclea, ergiti ò cara
Fuggiam l’orgoglio rio
Del crudel Vincitor.

Doriclea

Non posso. Oh Dio!
Mi tolse la caduta
Il moto, ed il respiro

Tigrane

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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