La Gierusalemme liberata

Dramma da rappresentarsi in musica.

Libretto di Giulio Cesare Corradi.
Musica di Carlo Pallavicino.

Prima esecuzione: 28 dicembre 1686, Venezia, Teatro Santi Giovanni e Paolo.

Interlocutori:

Dalla parte de’ cristiani
GOFREDO basso
RINALDO contralto
TANCREDI soprano
UBALDO soprano
ARIDENO scudiero di Tancredi tenore
Dalla parte de’ saraceni
ARMIDA mezzosoprano
CLORINDA soprano
ARGANTE tenore
RAMBALDO rinnegato tenore

Personaggi muti:
Raimondo, Guelfo, Sigiero scudiero di Gofredo.

Personaggi che si tramutano per forza d’incanti:
Enrico, Guasco, Guglielmo, Artemidoro, Olderico, Eberardo, Ridolfo, Vincislao, Gherardo.

Libretto – La Gierusalemme liberata

Illustrissimo
Illustrissimo, ed eccellentissimo signore,
le grand’azioni si consacrano a’ gran personaggi. Tale è l’e. v. uno degl’astri più risplendenti dell’Inghilterra; il di cui raggio sfavilla per l’universo con tanta luce, che ormai tutti gli sguardi sono rapiti all’ammirazione. Contemplano il lume, che tramanda la nobiltà del sangue: quello, che esce dalla penna nell’esercizio delle dottrine; e quello, che riverbera dalla spada, tanto ne’ finti, quanto ne’ veri cimenti. In vostra eccellenza la natura ha depositate tutte le sue meraviglie. Fu ricompensa del merito, il quale vien riconosciuto fin dalle corone; mentre lo trattano con queste precise marche di stima. Molto confidente, e molto ben’amato cugino di sua maestà britannica. Altre prerogative rendono cospicua la persona di v. e. e per esser figlio di quel Ruberto, il più nobile, e più bel fregio, che mai avesse la camera regia, e per esser nipote di quell’Edoardo gran ciambellano d’Inghilterra, che generosamente contribuì e forza, e sapere per istabilire sul trono il suo Giove Carlo Secondo di felice memoria. Ad un patrocinio sì grande umilio dunque la mia Gierusalemme; implorando un benignissimo aggradimento, per poter dichiararmi sin alle ceneri

di v. e.
umilissimo, devotissimo et ossequientissimo servo
Giulio Cesare Corradi

Cortese lettore
Eccoti la Gierusalemme liberata. Non rimproverarmi per la qualità del titolo. Questo non è poema. È un drama estratto bensì dal più nobile di tutti i poemi. Per ridurlo a tale stato non ci ha voluto poca fatica. Lo conoscerà chi sa ben conoscere. Se in esso dal canto mio non ritroverai, che lodare: loderai almeno quel gran motivo, che ho avuto di farti vedere nelle presenti contingenze sulle scene dell’Adria il redivivo trionfo, che quanto prima vedrai non fintamente a camminare per le strade di Venezia. Credilo, e vivi felice.
La musica è del famoso sig. Carlo Pallavicino, e tanto basti.
L’architettura, e pittura del signor Ippolito Mazarini.
Gl’abiti del sig. Gasparo Pellizari.

Breve delucidazione
Non descrivo l’istoria del Buglione; sapendo, ch’a tutti è già nota. Dirò solo quello, che si suppone, e che si finge.
Si suppone, che già Gofredo si trovi all’assedio di Gierusalemme. Che Armida abbia sfiorato il di lui esercito de’ principali capitani. Che fra Tancredi, e Argante sia seguito il primo duello.
Si finge, che Ubaldo dopo aver penetrato dal mago esser Rinaldo prigioniero d’Armida, ed avuto il modo di liberarlo, vadi a ragguagliarne Gofredo. Che Clorinda desiderando intraprendere in vece d’Argante il secondo duello stabilito con Tancredi il sesto giorno, ed essendoli negato, voglia servire il sudetto Argante d’araldo. Che Argante sia innamorato di Clorinda. Che Rinaldo sogni esser condotto via dagl’alberghi d’Armida, che Rinaldo si trovi prigioniero nello stesso castello dove si ritrovava Tancredi: questi, ed altri verisimili con qualche posposizione di tempo sono stati necessari per dar’ intreccio al presente dramma, intitolato la Gierusalemme liberata.

Atto primo

Scena prima
Bipartita.
Da una parte fuga di padiglioni cristiani, dall’altra fortificazione esteriore difesa da un ammasso di saraceni sopra della quale vedesi Argante, e Clorinda con un cannocchiale nella destra, che guardano nell’esercito nemico. In lontano le mura di Gierusalemme.
Gofredo in atto malinconico assiso in mezzo al di lui padiglione circondato da Principi, e Capitani.

GOFREDO
Un’acerba rimembranza,
sforza l’alma a sospirar

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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