Le nozze

Dramma giocoso.

Libretto di Carlo Goldoni.
Musica di Baldassarre Galuppi.

Prima esecuzione: 14 settembre 1755, Bologna, Teatro Formagliari.

Personaggi:

Il CONTE di Belfiore soprano
La CONTESSA sua moglie soprano
DORINA cameriera soprano
MASOTTO fattore basso
LIVIETTA serva soprano
TITTA servitore tenore
MINGONE giardiniero tenore

La scena si figura in casa del Conte di Belfiore. Il vestiario sarà proprio e decoroso.
Nobilissime dame e cavalieri
Volendo io ricercare soggetto, per natali non meno che per virtù ragguardevole, che degnisi di accettar benignamente la dedica anche di quest’altro giocoso dramma, che pur or su le scene apparisce, ed avendo sperimentato con quanta clemenza, nobilissime dame e cavalieri, compiaciuti vi siete dell’altra già pur dedicatavi, inutile sarebbe e vano il ricercarlo fuori di voi. A voi medesimi dunque la consacro, reputandola degna non men dell’altra di portare in fronte li chiarissimi nomi vostri, sotto l’auspicio de’ quali onore singolarissimo e non ordinarie fortune avrà ragion di sperare. A voi dunque, dame e cavalieri gentilissimi, tocca a render veraci le sue speranze, mentre io con profondo ossequio passo a protestarmi delle signorie vostre umilissimo, devotissimo ed obbligatissimo servitore.
Bortolo Ganassetti impresario.
Bologna, li 13 settembre 1755.

Libretto – Le nozze

Atto primo

Scena prima
Sala.
Il Conte, la Contessa e poi Masotto.

CONTE
La voglio così.

CONTESSA
Così non sarà.

CONTE
Prevale il mio sì.

CONTESSA
Sta volta non già.

CONTESSA E CONTE
Lo giuro, il protesto,
che a cedere in questo
nessun mi vedrà.

MASOTTO
Che c’è, padroni miei?
Han bisogno di niente?
Ho sentito gridare, e son venuto
della parte più debole in aiuto.

CONTE
Uditemi, fattore…

CONTESSA
Udite me.

CONTE
Quest’è la mia ragion…

CONTESSA
Ragion non c’è…
No, per la parte sua, non c’è ragione.
Ho promesso a Mingone
Dorina cameriera, e a lui vuò darla.
Vorrebbe maritarla,
(con ironia)
l’adorabile mio signor consorte,
con Titta suo staffiere
per mirarla vicina a suo piacere.

MASOTTO
(al Conte)
Se la cosa è così…

CONTE
No, non è vero.
Vuò darla al mio staffiero
perché meglio con lui starà Dorina;
affé, la poverina,
sposandosi a Mingone,
prenderebbe in marito un bel birbone.

MASOTTO
(alla Contessa)
Se la cosa è così…

CONTESSA
Non è per questo;
ma perché è innamorato,
pensa render lo stato
della donzella mia ricco e felice.

MASOTTO
(al Conte)
Se la cosa è così…

CONTE
Mente chi il dice.

CONTESSA
Una mentita a me?

MASOTTO
(La guerra è accesa.)

CONTESSA
Una mentita a me? Non son chi sono
se non so vendicarmi.

CONTE
Meno caldo, signora.

MASOTTO
(All’armi, all’armi.)

CONTESSA
O che Dorina sposerà Mingone,
o io, ve lo prometto,
dividerò, signor consorte, il letto.

MASOTTO
Eh no, signora…

CONTE
O che si sposi a Titta,
o dividasi il letto e il matrimonio.

MASOTTO
(Questa volta davver v’entrò il demonio.)

CONTE
Son marito, alla fine, e son padrone;
e tollerar non voglio
in casa mia sì forsennato orgoglio.
Vuò soffrire a un certo segno
per amore e per rispetto;
ma chi abusa dell’affetto,
no, non merita onestà.
La natura all’uom concede
di regnar sul debil sesso;
ma il dominio perde anch’esso,
quando eccede la viltà.
(parte)

Scena seconda
La Contessa e Masotto.

CONTESSA
Udiste?

MASOTTO
Io l’ho sentito.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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