Lucio Silla

Dramma per musica
Libretto di Giovanni De Gamerra, Pietro Metastasio
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Prima esecuzione: 26 dicembre 1772, Milano, Teatro Ducale
Video dell’opera

Attori
:

Lucio SILLA dittatore tenore
GIUNIA figlia di Cajo Mario, e promessa sposa di soprano
CECILIO senatore proscritto soprano
Lucio CINNA patrizio romano amico di Cecilio, e nemico occulto di Lucio Silla soprano
CELIA sorella di Lucio Silla soprano
AUFIDIO tribuno amico di Lucio Silla tenore

Guardie. Senatori, Nobili, Soldati, Popolo, Donzelle.

La scena è in Roma nel palazzo di L. Silla, e ne’ luoghi contigui al medesimo.

Libretto – Lucio Silla

Altezze reali
Non ommetteremmo la possibile diligenza per sperare, che il presente spettacolo rimeritar possa il generoso gradimento delle aa. vv. rr.
Degnatevi perciò di riguardarlo con quella benignità, di cui ne abbiamo tante prove, ed animati da tal lusinga con profondissimo ossequio ci protestiamo di aa. vv. rr.
divotiss. obbligatiss. servitori
Gli associati nel Regio-ducal teatro.

Argomento
Son note nell’istoria le inimicizie di Lucio Silla, e di Mario. È palese altresì il modo con cui il primo trionfò del suo emulo. Non può a Silla negarsi il vanto di gran guerriero felice in tutte le sue marziali intraprese. Ma co’ la crudeltà, coll’avarizia, co’ la volubilità, e co’ le dissolutezze adombrò la gloria del proprio valore. I molti suoi amori lo caratterizzarono per uomo celebre nella galanteria, quanto glorioso nell’armi, e questa inclinazione, come ci assicura Plutarco, gli fu compagna fino nell’età sua più avanzata. Lucio Cinna, da esso innalzato a sommi onori co’ la promessa di secondarlo, e d’assisterlo, celò poi contro di lui sotto le sembianze dell’amicizia un odio il più implacabile. Aufidio tribuno, menzognero adulatore, fu quello, che precipitar facea Silla negl’eccessi i più vergognosi. Fra l’incostanza, l’avarizia, e la crudeltà, che lo dominavano, era soggetto talora a quei rimorsi, che non si allontanano da un core, in cui per anche non si sono affatto estinti i lumi della ragione, e gl’impulsi della virtù. Odioso a tutta Roma lo resero le stragi, l’usurpatasi dittatura, la proscrizione, e la morte di tanti cittadini, ma degna fu d’ogni encomio la volontaria sua abdicazione, per cui cedette le insegne di dittatore, richiamando in Roma tutti i proscritti, e anteponendo all’impero, e alle grandezze la tranquillità d’una oscura vita privata. Dall’istoria non meno rilevasi, che la famiglia dei Cecili fu sempre affezionatissima al partito di Caio Mario. (Plutarco in Syll.)
Da tali istorici fondamenti è tratta l’azione di questo dramma, la quale è per verità fra le più grandi, come ha sensatamente osservato il sempre celeste, e inimitabile sig. abate Pietro Metastasio, che co’ la sua rara affabilità s’è degnato d’onorare il presente drammatico componimento d’una pienissima approvazione. Allorché questa proviene dalla meditazion profonda, e dalla lunga, e gloriosa esperienza dell’unico maestro dell’arte, esser deve ad un giovane autore il maggior d’ogni elogio.

Atto primo

[Ouverture]
Molto allegro (re maggiore) / Andante (la maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe, timpani.

Scena prima
Solitario recinto sparso di molti alberi con rovine d’edifizi diroccati.
Riva del Tebro.
In distanza veduta del monte Quirinale con piccolo tempio in cima.
Cecilio, indi Cinna.

Recitativo

CECILIO
Ah ciel, l’amico Cinna
qui attendo invan. L’impazienza mia
cresce nel suo ritardo. Oh come mai
è penoso ogn’istante
al core uman se pende
fra la speme, e il timor! I dubbi miei…
ma non m’inganno. Ei vien. Lode agli dèi.

CINNA
Cecilio, oh con qual gioia
pur ti riveggio! Ah lascia,
che un pegno io t’offra or che son lieto appieno,
d’amistate, e d’affetto in questo seno.

CECILIO
Quanto la tua venuta
accelerò coi voti
l’inquieta alma mia. Quai non produsse
la tua tardanza in lei
smanie, e spaventi, e quali
immagini funeste
s’affollano al pensier. L’alma agitata
s’affanna, si confonde…

CINNA
Il mio ritardo altro motivo asconde.
Tutto da me saprai.

CECILIO
Deh non t’offenda
l’impazienza mia… Giunia, la cara,
la fida sposa è sempre
tutt’amor, tutta fé? Que’ dolci affetti,
ch’un tempo mi giurò, rammenta adesso?
È ‘l suo tenero core anche l’istesso?

CINNA
Ella estinto ti piange…

CECILIO
Ah come?… Ah dimmi!
Dimmi: e chi tal menzogna
osò d’immaginar?

CINNA
L’arte di Silla
per trionfar del di lei fido amore.

CECILIO
A consolar si voli il suo dolore.
(in atto di partire)

CINNA
Deh, t’arresta. E non sai,
che ‘l tuo ritorno è così gran delitto,
che guida a morte un cittadin proscritto?

CECILIO
Per serbarmi una vita,
ch’odio senza di lei,
dunque lasciar potrei la sposa in preda
a un ingiusto, a un crudel?

CINNA
M’ascolta. E dove, di riveder tu speri
la tua Giunia fedel? nel proprio tetto
Silla la trasse…

CECILIO

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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