Mefistofele

Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo.

Libretto e musica di Arrigo Boito.

Prima esecuzione: 4 ottobre 1875, Bologna.

Personaggi

MEFISTOFELE basso
FAUST tenore
MARGHERITA soprano
MARTA contralto
WAGNER tenore
ELENA soprano
PANTALIS contralto
NERÈO tenore

CORI. Falangi celesti – Chorus Mysticus – Cherubini – Penitenti – Passeggiatori – Balestrieri – Cacciatori – Studenti – Villici – Popolane – Borghesi – Streghe – Stregoni – Coretidi Greche – Sirene – Doridi – Corifei Greci – Guerrieri.

COMPARSE. Passeggiatori – Passeggiatrici – Streghe – Folletti – Stregoni – Paggi – Trabanti – Nobili – Dignatari – Soldati – Fauni – Un Buffone – Un Banditore – Un Cerretano – Hanswurst – Un Birraio – Il Principe elettore – Il Carnefice – Un Mendicante.

Prologo
Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo
Atto Quarto
Epilogo

Libretto – Mefistofele

Note al libretto

PROLOGO.
Mefistofilis, scrive Marlowe nel suo Faust; Mefistofilus, scrive Shakespeare nelle Gaie comari di Windsor; Mefistofiles, scrive Widmann nella sua leggenda di Faust; Mefisto e Mefistofola si trovano spesso nelle complaintes, nelle ballate e nei romanzi del XVI secolo; Giovanni Pfitzer nel 1726 stampò la variante attuale: Mefistofele, che fu poscia adottata da Goethe, da Lenau, ecc.
Düntzer, nella Faustage, dà a questo nome una etimologia greca, lo fa derivare da mé fotofilos, nemico della luce.

ATTO PRIMO.
È noto come Goethe ponga al posto del frate grigio un can barbone, ma è noto altresì che le vecchie leggende e gli antichi dipinti del Faust mettono il frate grigio. Noi abbiamo seguita la tradizione leggendaria. – (V. Widmann, Vita di Faust).

ATTO SECONDO.
Sahoé har Sabbah! Les initiés chantaient Sahoé et les sorcières au Sabbat criaient à tue-tête har Sabbah! – (Vedi Le Loyer: Des spectres. L. VII, c. 3).

ATTO QUARTO.
Il quarto atto e l’epilogo dell’opera sono tolti dal secondo Faust di Goethe che è la continuazione ed il complemento necessario del primo. Senza questa continuazione, il dramma rimane monco nel suo sviluppo e nel suo scopo. Una scommessa fra Dio e il Demonio, ecco il punto di partenza del poema goethiano; se l’azione si arresta alla morte di Margherita, la scommessa non ha luogo, né il dramma scioglimento di sorta. Perché la lotta del dualismo si compia, conviene seguirla fino alla morte di Faust, che è l’anima della scommessa.
Notte del Sabba classico. In questa parte tutta classica della tragedia, abbiamo tentato di trasportare nella nostra lingua il metro del verso greco, per aggiungere alla scena colore di poetica verità. Fin dal secolo XVI alcuni poeti francesi tentarono l’esametro nella loro lingua, ma con ispiacente risultato. Jodelle diede il primo saggio d’esametro francese nel 1553, scrivendo un distico in lode di Olivier de Magny:

Phebus | Amour | Cipris | veunt sauver | nourir et or | ner
Ton vers | et ton | chef d’om | bre de | flamme de | fleurs.

Da questo esempio apparisce chiaro che la lingua francese non sia fatta per questo genere di prosodia. L’italiana invece si presta mirabilmente a tutte le pompe e a tutte le gentilezze del numero greco e latino.
Abbiam tentato il verso asclepiadèo, formato da due spondèi e da due coriambi:

Circon | fusa di sol | il magico | volto

Abbiamo misurato italianamente l’esametro così:

Notte | cupa | truce | senza | fine fu | nebre!
Alto si | lenzio | regna | poscia | dove fu | Troia.
ecc, ecc.

È noto come la rima, scoperta dalla poesia romantica, fosse sconosciuta alla poesia greca. Elena, cantando sempre in versi classici, chiede il segreto a Faust di questa rima, di quell’eco ineffabile e si innamora imparandola. Mito splendidissimo e profondo! Elena e Faust rappresentano l’arte classica e l’arte romantica congiunte in un glorioso connubio, la bellezza greca e la bellezza alemanna sfolgoranti sotto la stessa aureola, glorificate in un palpito istesso, generanti una poesia ideale, eclettica, nuova e possente.

EPILOGO.
Goethe mette nel principio di questa scena quattro larve intorno a Faust, le quali profferiscono parole oscure e sinistre; ciò che Goethe collocò sul palco, noi lo collocammo in orchestra, invece delle parole mettemmo i suoni a fine di rendere più incorporee ancora ed extraumane le allucinazioni che conturbano Faust all’orlo della tomba.
Goethe, grande adoratore della forma, incomincia il suo poema come lo finisce, la prima e l’ultima parola del Faust si ricongiungono in cielo. ~ Le motif glorieux, scrive il signor Blaxe de Bury, que les immortelles phalanges chantent dans l’introduction de la première partie de «Faust» revient à la fin enveloppé d’harmonie et de vapeurs mystiques. Goethe a fait cette fois comme les musiciens, comme Mozart, qui ramène à la dernière scène de «Don Juan» la phrase imposante de l’ouverture. ~ Ci siamo provati di realizzare, di sviluppare coi suoni questa aspirazione musicale di Goethe, e perciò abbiamo ricondotto nell’epilogo il tema del prologo, procurando di compendiare più che fosse possibile il pensiero del nostro poeta. – (Vedi Baron Blaze de Bury: Essai sur Goethe). – A. B.


PROLOGO
Prologo in cielo.
Nebulosa.atto  – Lo squillo delle sette trombe. – I sette tuoni.
Le Falangi celesti dietro la nebulosa invisibili.
Chorus mysticus. I Cherubini. Le Penitenti.
Poi Mefistofele solo nell’ombra.

FALANGI CELESTI
Ave Signor
Degli angeli e dei santi,
Ave Signor, Signor degli angeli,
O Signor degli angeli
E dei volanti cherubini d’or, ecc.
Ave, ave Signor.
Dall’eterna armonia dell’Universo
Nel glauco spazio immerso
Emana un verso
Di supremo amor.
E s’erge a Te
Per l’aure azzurre e cave
In un suon soave.
Ave, ave, ave, ave.

(Comparisce Mefistofele)

MEFISTOFELE
(Coi piè fermi sul lembo del suo mantello)
Ave Signor.
Perdona se il mio gergo
Si lascia un po’ da tergo
Le supreme teodfe del paradiso;
Perdona se il mio viso
Non porta il raggio
Che inghirlanda i crini
Degli alti cherubini;
Perdona se dicendo
Io corro rischio
Di buscar qualche fischio.
Il Dio della piccina terra
Ognor traligna ed erra,
E, a par di grillo

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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