Orlando

Dramma per musica

Libretto di Anonimo
Musica di Georg Friedrich Händel

Prima esecuzione: 27 gennaio 1733, Londra, King’s Theatre in the Haymarket.
Video dell’opera

Personaggi:

ORLANDO eroe contralto
ANGELICA regina del Catai e amante di Medoro soprano
MEDORO principe africano contralto
DORINDA pastorella soprano
ZOROASTRO mago basso

Libretto – Orlando

Atto primo

[Ouverture]

Scena prima
Notte. Campagna con monte in prospetto; Atlante sopra la cima del monte, che sostiene il cielo sopra le spalle. Molti Geni stanno sedendo a’ piedi del monte. Zoroastro, appoggiato sopra d’un sasso, sta contemplando i moti delle stelle.

[N. 1 – Recitativo accompagnato]

ZOROASTRO
Geroglifici eterni,
che in cifre luminose ognor splendete.
Ah! Ch’alla mente umana
altro che belle oscurità non siete!

Recitativo
Pure il mio spirto audace
crede veder scritto là su in le stelle
che Orlando, eroe sagace,
alla gloria non fia sempre ribelle.
(vede venire Orlando)
Ecco, se n’ vien. Su, miei consigli, all’opra!

Scena seconda
Orlando e Zoroastro.

[N. 2 – Arioso]

ORLANDO
Stimolato dalla gloria
agitato dall’amore
che farai, misero core?

Recitativo

ZOROASTRO
Purgalo ormai da effeminati sensi.

ORLANDO
Chi sei? Che parli? Che vuoi tu? Che pensi?

ZOROASTRO
Di tua gloria custode
ti stimolo a seguirla. Ergi ‘l tuo core
alle grand’opre.

ORLANDO
Ah! me lo tolse amore!

ZOROASTRO
Te lo renda il valore.

ORLANDO
Languisce in petto.

ZOROASTRO
Scherno esser vuoi d’un vile pargoletto?

[N. 3 – Sinfonia]
Il Mago fa segno con la verga, e li Geni portano via il monte, comparendo in suo loco la reggia d’Amore, che in figura di fanciullo siede nel trono avendo ai suoi piedi addormentati certi eroi dell’antichità.

Recitativo

ZOROASTRO
Mira, e prendi l’esempio!
Né appender voti, che di gloria al tempio.

[N. 4 – Aria]
Lascia Amor, e segui Marte!
Va’, combatti per la gloria.
Sol oblio quel ti comparte
questo sol bella memoria.
(parte)

Scena terza
Orlando solo.

[N. 5 – Recitativo accompagnato]
Immagini funeste
che turbate quest’alma!
E non avrò sopra di voi la palma?
Sì, già vi fuggo, e corro
a innalzar col valor novi trofei:
ti rendo, o bella gloria, gli affetti miei.
Ma, che parlo, e non moro!
E lascerò quel idolo che adoro!
No! Parto! E fia mia gloria,
più servir ad amor, ch’aver vittoria!

[N. 6 – Aria]
Non fu già men forte Alcide
benché in sen d’Onfale bella
spesso l’armi egli posò!
Né men fiero il gran Pelide
sotto spoglie di donzella
d’Asia i regni minacciò!
(parte)

Scena quarta
Boschetto con capanne di pastori.
Dorinda, poi Orlando.

[N. 7 – Recitativo accompagnato]

DORINDA
Quanto diletto avea tra questi boschi
a rimirar quegli innocenti scherzi
e di capri, e di cervi!
Nel serpeggiar dei limpidi ruscelli
brillar i fior, ed ondeggiar le piante;
nel garrir degli augelli,
nello spirar di zeffiretto i fiati.
Oh giorni allor beati!
Ora per me funesti.

Recitativo
Io non so che sian questi
moti, che sento adesso entro al mio core.
Ho inteso dir, che ciò suol fare amore.
Si sente di dentro strepito d’armi. Orlando, con la spada alla mano, conduce seco una Principessa liberata.

[N. 8 – Recitativo accompagnato]

ORLANDO
Itene pur tremando, anime vili
ite d’abisso a popolare i regni.
Tu, illustre principessa
libera sei, e reco più a mia gloria
il tuo bello servir, ch’ogni vittoria.
(partono)

Recitativo

DORINDA
Quegli è il famoso Orlando
che vive, a quel ch’io vedo
anch’esso amando.

[N. 9 – Aria]
Ho un certo rossore
di dir quel sento
s’è gioia o tormento
s’è gelo o un ardore
s’è al fine… no ‘l so.
Pur picciolo meco
bisogna che sia
piacere o dolore,
se l’anima mia
rinchiudere lo può.
(parte)

Scena quinta
Angelica e poi Medoro a parte.

Recitativo

ANGELICA
M’hai vinto al fin, m’hai vinto, o cieco nume!
L’alma mia non presume
di riportar più i soliti trofei.
E tu Orlando, ove sei?
(Medoro ascolta a parte)
Deh, mira al fin, che l’idolo mio, che adoro
è l’amabil Medoro
io lo vidi ferito;
sanarlo procurai; ma le sue piaghe
saldando nel suo petto, ah! nel mio core
per lui ne apriva amor una maggiore.

[N. 10 – Duetto (arioso)]
Ritornava al suo bel viso
fatto già bianco e vermiglio
con la rosa unito il giglio
dal pallor delle viole.

MEDORO
(accostandosi)
E il mio cor da me diviso
si struggeva in fiamma lieve,
come suol falda di neve
discoperta ai rai del sole.

Recitativo

ANGELICA
Spera, mio ben, che presto,
con più tranquilla sorte,
d’esser a me nel regno,
come già reso sei in amor, consorte.

MEDORO
Di tanto onor troppo mi scorgo indegno.

[N. 11 – Aria]

ANGELICA
Chi possessore è del mio core
può senza orgoglio chiamarsi re.
Io ch’ho spezzato più d’un impero
ho a te piagato l’animo altero
e più d’un soglio val la mia fé.
(parte)

Scena sesta
Dorinda e Medoro.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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