Pimpinone

Intermezzi comici musicali.

Libretto di Pietro Pariati.
Musica di Tomaso Albinoni.

Prima esecuzione: 26 novembre 1708, Venezia, Teatro San Cassiano.

Personaggi

VESPETTA contralto
PIMPINONE basso

Libretto – Pimpinone

Intermezzo primo

Scena unica
Vespetta, e Pimpinone.

VESPETTA
Chi mi vuol? Son cameriera.
Fo di tutto. Pian. M’intendo
di quel tutto che conviene.
Son dabbene, son sincera:
non ambisco, non pretendo,
e mi aggiusto al male e al bene.
Cerco la mia ventura,
ma per le vie onorate. Un po’ di dote
farmi vorrei col mio sudor. Ma viene
il signor Pimpinone.
Nobil non è, ma ricco a canna, e sciocco.
Che buon padrone saria per me. Vediamo.

PIMPINONE
Guai a chi è ricco, guai. Per ogni parte
ogn’un mi vuol rubar. Più tanta gente
non voglio in casa mia. Sia benedetto
l’uso delle servette. Una di queste
per me saria un tesoro… Uh! qui Vespetta.

VESPETTA
Se costui mi accettasse…

PIMPINONE
Se volesse costei

VESPETTA E PIMPINONE
(Seco pur volontier mi aggiusterei.)

PIMPINONE
Vespettina gentil, come si sta.

VESPETTA
Vossignoria illustrissima perdoni.
Io non l’avea veduta in verità.

PIMPINONE
Che belle riverenze!

VESPETTA
Dal maestro di ballo
ch’insegna ov’io serviva, io l’ho imparate.

PIMPINONE
Gran dama la padrona esser dovea.

VESPETTA
Che gran dama? Oggidì l’uso non falla.
Adesso il mi la sol, il la la la la,
troppo è comune. Ognuna canta, e balla.

PIMPINONE
A che giova, a che serve un tal diletto?

VESPETTA
Se non altro, a portare avanti il petto.

PIMPINONE
Bene. Or tu più non servi?

VESPETTA
La mia licenza ho chiesta, e l’ho ottenuta.

PIMPINONE
(Buona nuova per me.) Per qual cagione?

VESPETTA
Oh! non voglio dir mal de le padrone.

PIMPINONE
Ma pur.

VESPETTA
La mia volea ch’io ricevessi
or que’ fiori, or que’ fogli, or que’ ritratti.
Un mondo di ambasciate, e di risposte.
Non mi faccia più dir. Io son segreta.

PIMPINONE
Intendo. Amori. È vero?

VESPETTA
Non vo’ parlar. Credo di sì. Ma l’uso
discolpa ogni difetto, e vuol che sia
l’amor genio innocente e bizzarria.

PIMPINONE
Ma quanti geni ha poi la signorina?

VESPETTA
Se dissi il mal di lei,
deggio dirne anche il ben; non n’ha che sei.
Ma poco importa ciò. La mia padrona
di buon’occhio tal’or non mi vedea.

PIMPINONE
Che ingrata! Ma perché?

VESPETTA
Perché tal volta,
come a dir sul mattin pria di acconciarsi,
forse di lei più bella io le parea.

PIMPINONE
Buona cosa è ‘l servir un uomo, e solo.
Non è così?

VESPETTA
Piacesse al ciel. Pazienza.
Io trovato l’avea; ma tanto brutto…

PIMPINONE
Brutto com’io?

VESPETTA
Che dice? al par d’ogn’altro
sustissima è una gioia, un giglio, un sole.

PIMPINONE
(O che care parole.)
Or che pensi di far?

VESPETTA
Cercar padrone.

PIMPINONE
Lo troverai. Ma dì. Come il vorresti.

VESPETTA
Verbi grazia… il vorrei…

PIMPINONE
(Quanto val essere bello!) E ben che dici?

VESPETTA
Il vorrei, come a dir… Vossignoria.

PIMPINONE
Or senti, in casa mia son solo, e ricco,
e, senti, liberal. Se pur ti è caro,
mia cameriera adesso io ti dichiaro.

VESPETTA
Mi vuol burlar. (La mia fortuna è fatta.)

PIMPINONE
Dammi la man. Così un par mio contratta.

VESPETTA
M’inchino a tant’onor. Pian: mi fa male.

PIMPINONE
(È pur delicatina.) Orsù le chiavi
prendi del pan, del vin, de la dispensa.
Più pensieri non vo’. Sì: mia Vespetta,
io mi riposo in te.

VESPETTA
Ne vedrà il frutto.
Grazie al ciel, queste man san far di tutto.

PIMPINONE
In cittade, in campagna
a tuo piacer far e disfar potrai.

VESPETTA
E ‘l salario?

PIMPINONE
Sarà… Quel che vorrai.

VESPETTA
(Un padron più dabben non vidi mai.)

PIMPINONE
Nel petto il cor mi giubila.

VESPETTA
In sen mi brilla l’anima.

PIMPINONE
Vieni, andiam.

VESPETTA
Vada ella avanti.

PIMPINONE
Vespetta, Vespetta.

VESPETTA
No, no, mi permetta.

PIMPINONE
Lascia adesso i complimenti.

VESPETTA
Si contenti, si contenti.

PIMPINONE
M’incammino. Tu hai ragion.

VESPETTA
Io mi umilio al mio padron.

PIMPINONE
O felice Pimpinon.
Mi sento tutto in gloria.

VESPETTA
Affé mi vien da ridere.

PIMPINONE
Su la man. Qui niun ci osserva.

VESPETTA
Troppo onore. Io son sua serva.

PIMPINONE
Tanti inchini non vorrei.

VESPETTA
Far così degg’io con lei.

PIMPINONE
Vieni, vieni.

VESPETTA
Vada, vada.
(È un gran matto in conclusion.)

PIMPINONE
O felice Pimpinon.
Intermezzo secondo

Scena unica
Pimpinone, e Vespetta.

PIMPINONE
Vespetta, tu lasciarmi?

VESPETTA
Tant’è. La mia licenza, o aver più ingegno.

PIMPINONE
In che manco? Sai pure…

VESPETTA
Dona di qua: presta di là. Si guarda
meglio la roba sua. Voglio partirmi.

PIMPINONE
Taci, taci.

VESPETTA
In rovina andar volete:
e sa il ciel se mi duol fin nell’interno.

PIMPINONE
(Costei per una casa è un gran governo.)
Orsù col tuo consiglio, a le mie spese
regola metterò.

VESPETTA
No: finché avrete
quella chiave a la man, no, no ‘l farete.

PIMPINONE
(Queste son cameriere.) Il ver tu dici.
Prendi: lo scrigno è tuo: ma resta meco.

VESPETTA
Per servirvi l’accetto. (Egli è pur cieco.)

PIMPINONE
Spendi tu stessa, e come più vorrai.

VESPETTA
Per vostro ben, non per il mio parlai.

PIMPINONE
(Son fuor d’un bel’imbroglio.)

VESPETTA
Questo è cervel. Da quando in qua le gioie.

PIMPINONE
Oggi me le comprai con venti scudi.

VESPETTA
Che pazza vanità! Per voi? Vediamo…
questa è cattiva spesa. Il dissi.

PIMPINONE
Adagio,
e con essa comprai questi orecchini.

VESPETTA
O come belli! Il prezzo?

PIMPINONE
Ottanta doppie.

VESPETTA
Per chi? (Questi son miei.)

PIMPINONE
Per te mio core.

VESPETTA
Per me? Far non si può spesa migliore.

PIMPINONE
Guarda un poco in questi occhi di foco,
ed in loro vedrai, mio tesoro,
che sei di Pimpinon la Pimpinina.
Ti vergogni? Che pensi? Che fai?
Guarda, guarda, e guardando saprai
ch’il mio presente amor è Vespettina.

VESPETTA
Tacete. Ah troppo anch’io… Non vo’ dir altro.
Vi servo ancor per qualche giorno, e poi…

PIMPINONE
Segui. Che poi? Su, parla.

VESPETTA
Addio.

PIMPINONE
Perché?

VESPETTA
Mormora il mondo, e ciarla.
Si dice che voi siete un uom ben fatto:
io giovinetta, e… infin… non tanto brutta.
Ogn’un vuol dir, quando vuol dir del male.
L’onor mio troppo vale.

PIMPINONE
Per far tacer ogn’un v’è il suo rimedio.

VESPETTA
Per chi nacque a servir io non lo veggo.

PIMPINONE
Vien qua. Parlo alla buona.
Sei cameriera.

VESPETTA
È ver. Per grazia vostra.

PIMPINONE
E se tu ‘l vuoi, ti posso far padrona.

VESPETTA
(L’ho colto.) Io sarei ben la fortunata.

PIMPINONE
(Che buona creatura!) Avrai giudizio?

VESPETTA
Mi vanto senza inganno, e senza vizio.
Io non sono una di quelle,
nate brutte, e fatte belle;
e che imparan sul cristallo
a non far un gesto in fallo,
a girar guardi vezzosi,
e a tener la bocca a segno.
Né di quelle vanarelle,
che camminan col compasso;
e si fanno il busto basso
per mostrar a’ più golosi
molta roba, e poco ingegno.

PIMPINONE
Così va ben. Facciamo i nostri patti.
Non vo’ concier.

VESPETTA
Io lo depongo or ora.

PIMPINONE
Sul balcon…

VESPETTA
Mai non ebbi un tal diletto.

PIMPINONE
Cene, teatri, e balli…

VESPETTA
Io non li bramo.

PIMPINONE
Giochi e veglie…

VESPETTA
Il mio genio è solitario.

PIMPINONE
Libri amorosi…

VESPETTA
Io leggerò il lunario.

PIMPINONE
Maschera…

VESPETTA
Non so dir cos’ella sia.

PIMPINONE
Feste d’orsi, e di tori…

VESPETTA
In casa mia.

PIMPINONE
Sei mia sposa.

VESPETTA
Sua serva in ogni stato.
Ma senza dote… (Egli vi pensa, è fatta.)

PIMPINONE
Io te la fo di dieci mila. Andiamo.
Oh! mi scordava il meglio. Io non permetto
visite, convenienze, e complimenti.

VESPETTA
Intendo, e ubbidirò.

PIMPINONE
Lieto son io.

VESPETTA
(Prometto al suo piacer per fare il mio.)

PIMPINONE
Stendi, stendi. Uh che allegrezza!

VESPETTA
Prendi, prendi. Oh che fortuna!

PIMPINONE
(Che bel tratto.)

VESPETTA
(È pur matto!)

PIMPINONE
Fammi un vezzo.

VESPETTA
Mio Cupido.

PIMPINONE
(Non v’è prezzo.)

VESPETTA
(Me ne rido.)
Insieme

PIMPINONE
Cara sposa, sì, a goder.

VESPETTA
Dolce sposo, sì, a goder.

VESPETTA
(Tanto brutto…)

PIMPINONE
(Tal bellezza…)

VESPETTA
(…non v’è alcun.)

PIMPINONE
(…non l’ha nessuna.)

VESPETTA
(È pur cotto il sempliciotto.)

PIMPINONE
(Per amore manca il core.)

VESPETTA
Parla o caro.

PIMPINONE
Parla o cara.

VESPETTA E PIMPINONE
M’impedisce il gran piacer.
Intermezzo terzo

Scena unica
Vespetta, e Pimpinone.

VESPETTA
Io vado ove mi piace. Oh questa è bella.

PIMPINONE
(Oh questa è brutta.) Io vo’ saperlo adesso.

VESPETTA
Deggio render ragion d’ogni mio passo?

PIMPINONE
Son marito.

VESPETTA
Hai ragione. Io vado a spasso.

PIMPINONE
A spasso? È questo il patto?

VESPETTA
Diran che siete matto. A saggia moglie
non si fan questi conti, e un buon marito,
s’ella è da ben, di lei si fida, e tace.

PIMPINONE
Voglio saper.

VESPETTA
Noi non staremo in pace.

PIMPINONE
Vespetta…

VESPETTA
Pimpinone… Ei si rimette.

PIMPINONE
(Oh che flemma mi vuol! che feci mai!)

VESPETTA
Per aver la libertà mi maritai.
Compagne son le mogli, e non già schiave.

PIMPINONE
È ver. Ma infin… Vespetta…

VESPETTA
Più di creanza. Un poco di signora.

PIMPINONE
Illustrissima sì. (Sono in malora.)

VESPETTA
(Così si fa.) La voglio a modo mio.

PIMPINONE
Andiamo, sì. Con voi ne vengo anch’io.

VESPETTA
O questo no. Voglio andar sola. Addio.

PIMPINONE
Almen dite, ove andate.

VESPETTA
Vado a passar il dì con mia comare.

PIMPINONE
Andate, se volete;
ma dite mal di me men che potete.
So quel che si dice, e quel che si fa.
Strissima; strissima. Come si sta?
Bene. E poi subito. Quel mio marito
è pur stravagante, è pure indiscreto.
Pretende che in casa io sia tutto il dì.
E l’altra risponde: «Gran bestia ch’egli è»,
prendete, comare, l’esempio da me.
Voleva anche il mio. Ma l’ho ben chiarito
di far a mio modo trovato ho ‘l segreto
s’ei dice: no, no, io dico: sì, sì.
Per questa volta andate;
ma presto ritornate.

VESPETTA
Del presto non m’impegno. Infino a sera.

PIMPINONE
Di notte per le strade?

VESPETTA
Di grazia che qualcun non mi rubasse.

PIMPINONE
Maledetto quel dì…

VESPETTA
Maledirmi? Insolente.

PIMPINONE
Maledico il dolor che ho in questo dente.
Vada vada, ma senti… ella mi senta.
Per l’avvenir vorrei
più governo a la casa, e men di orgoglio.

VESPETTA
Rispondo al tuo vorrei con il mio voglio.
Il teatro, la veglia, il gioco, il ballo,
la visita, la maschera, il balcone,
tutto per me. M’intendi?

PIMPINONE
(Il genio solitario.) Promettesti…

VESPETTA
Lo so, e no ‘l so. Promisi, e non promisi.

PIMPINONE
Che faresti con me… Guardami. Ascolta.
Nemica delle pompe, e sempre buona.

VESPETTA
In quel tempo era serva, or son padrona.
Voglio far, come fan l’altre,
ben danzar, parlar francese,
star in gala, esser cortese;
ma però con l’onestà.
Voglio anch’io saper cos’è
la maniglia, e la spadiglia:
e chiamerò l’asso, o il re,
quando il punto mi dirà.

PIMPINONE
Ma s’io giocassi, e che diresti a l’ora?

VESPETTA
Tu ‘l faresti per vizio, io per diletto.
Non si può. Quella roba è roba mia.

PIMPINONE
(Buon.) Se tanto io spendesti in frascherie.

VESPETTA
Bel veder. Sei un uom. Tutto ti basta.
Moda, e galanteria son per le donne.

PIMPINONE
E s’io facessi un dì che con la moglie
l’adoprar il baston fosse a la moda?

VESPETTA
Bastone a una mia pari? In questo punto
ti protesto il divorzio. I dieci mila
n’ho qui la carta, io ti addimando adesso.

PIMPINONE
(Misero me.) Scherzai.

VESPETTA
Baston? Viver così più non si puote.
O la mia libertade, o la mia dote.

PIMPINONE
(Che deggio far? Ne sono innamorato,
ed essa ben lo sa.) Fa quel che brami.

VESPETTA
(Ho vinto il punto.) Se mai più mi parli
in guisa tal… Villano…

PIMPINONE
Sì Vespettina mia, fa quel che vuoi.

VESPETTA
Voglio cavarti il cor.

PIMPINONE
(Uomini, a voi.)

VESPETTA
Quel che so far, bell’umorin, vedrete.
Basta: te n’avvedrai.

PIMPINONE
(Donne, ridete.)

VESPETTA
Se mai più…

PIMPINONE
(Sia maledetto…)

VESPETTA
Che! che dici.

PIMPINONE
Niente, niente.

VESPETTA
Se mai più. Noi la vedremo.
Romperemo il matrimonio.

PIMPINONE
(Maledetto quando mai
m’intricai con tal demonio.)

VESPETTA
Fai più il bravo?

PIMPINONE
Ti son schiavo.

VESPETTA
(Che diletto!)

PIMPINONE
(Che dispetto!)

VESPETTA
Già lo sai. Vo’ libertà.

PIMPINONE
Tu l’avrai. Va’ pur, va’, va’.

VESPETTA
(Un gran punto ho guadagnato.)

PIMPINONE
(Son confuso, e disperato.)

VESPETTA
Parla su.

PIMPINONE
Mi duole il dente.

VESPETTA
Se mai più… Baston con me?

PIMPINONE
Fa’ pur su, dubbio non c’è.

VESPETTA
Ti saprò romper la testa.

PIMPINONE
Mi vorrebbe ancora questa.
Chi ha le mogli indiavolate,
presto affé si pentirà.

Fine del libretto.