Rita

ou
Le mari battu

Opera comica in un atto

Libretto di Gustavo Vaéz
Musica di Gaetano Donizetti

Prima rappresentazione: 7 maggio 1860, Parigi, Opéra-Comique.

Personaggi
RITA, padrona d’osteria, soprano
BEPPE, suo marito, tenore
GASPARO, piantatore, baritono
Un garzone d’osteria

Libretto – Rita

ATTO UNICO

L’esterno di un’osteria. Tavole e sedie da ciascun lato
della cinta, chiusa da una vigna, che si arrampica su
pilastri di pietra.

Scena prima
Rita entra, tenendo in mano un cestino, si guarda intorno
con soddisfazione.

RITA
È lindo e civettin questo caro alberguccio.
Allegra io sono e canto: questa casa è la mia!
Chi è contento quaggiù più di quel ch’io sia?
Qui sono insieme regina e re!
Van la casa e l’albergo a gonfie vele,
più ridente un destin del mio non so.
L’avventor ci rimane ognor fedele,
ché con garbo so dar il men che do.
Se un mi chiama in disparte, a cinguettar,
non mi lascio con chiacchere pigliar.
Ahi! Un bacin!… No… no…
A dirla, mio marito
è un tantin scimunito;
ma, viceversa, poi
ei non ha volontà.
In casa, io parlo in noi,
e quel che voglio ei fa!
Fatti in qua, lo comando,
vai di là, vien di qua.
Di solito a’ miei cenni,
incorvar sa il groppon,
ma, in caso mai s’impenni,
ho in serbo un bel ceffon.
O fanciulle amorose,
chi vuol fresche le rose,
sulla fronte nuzial,
ha a pigliar per marito, un badial:
più gli è scemo e più tondo,
e più liscio va il mondo,
sol chi ha duro il cervello
è un marito modello.
In amore, il migliore è il babbion,
e un bel dì ven dirò la ragion.
Ah! posso ben ringraziare la Madonna benedetta
di tutte le disgrazie che mi sono toccate; mi manca
il marito, mi brucia la casa… con tutte l’altre
del villaggio… Vedova, desolata, vengo a stabilirmi
da Genova a Torino… Mi rimarito… ed eccomi la
più felice fra le donne. Che differenza tra il mio
Beppino e quell’altro!… Quell’altro! Un marito che
si permetteva di picchiare sua moglie… Che orrore!
Perciò, ad evitare il ritornello del sistema,
nel mio secondo matrimonio, non mi son lasciata
prevenire e, di tratto in tratto: piff, paff… gliele
consegno io! …Di regola, una volta alla settimana…
anzi, sono in credito… Me ne duole un tantino…
Ma, poveraccio!… Il mio Beppe, in fin dei conti
è un buon pasticciaio e i pretesti non si trovano
mica tutti i giorni.

Scena seconda
Rita e Beppe. Questi esce dall’albergo infuria e come
disperato; alla vista di Rita, si ferma spaurito.

BEPPE
È dessa… quale orror! quando sappia il malanno,
che la mia mano or fe’ storditamente.
Dio sa quale che la sua nel concitato affanno
descriverà dall’est all’occidente!
(si avvicina timidamente)

RITA
(scorgendo Beppe)
Ah! tu se’, qui, mio bel piccin!
O Beppe mio sei pur carin!

BEPPE
Son io, son io tesoro mio,
(fra se)
(Ma in verità, tanta bontà
mi fa stupor, da uom d’onor!)

RITA
(con affabilità)
Mio Geppin! Mio Geppin!

BEPPE
(come sopra)
(Eh! che vuol dir!)

RITA
Hai messo tutto a posto laggiù?

BEPPE
Mi par di sì.

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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