Saffo

Tragedia lirica

Libretto di Salvadore Cammarano
Musica di Giovanni Pacini

Prima esecuzione: 29 novembre 1840, Napoli, Teatro San Carlo.
Video dell’opera

Personaggi:

ALCANDRO sacerdote d’Apollo in Leucade baritono
CLIMENE sua figlia contralto
SAFFO soprano
FAONE tenore
DIRCE soprano
IPPIA primo degli aruspici tenore
LISIMACO basso

Aruspici, Ancelle di Climene, Cittadini greci, Popolo di Leucade, Guardie sacre, Citaristi e Neocori.

L’avvenimento ha luogo in Grecia; la prima parte ad Olimpia, le altre in Leucade: l’epoca rimonta alla XLII olimpiade.

Libretto – Saffo

La corona olimpica

Scena prima
Esterno del circo.
All’alzarsi della tenda odonsi grida fragorose di plauso, e prolungato batter di palme.

VOCI
(dal circo)
Divini carmi? Quanta ne desta
l’estinto prence, quanta pietà!
(momenti di silenzio. Succede un bisbiglio crescente che degenera in tumulto ed in urli spaventevoli)
Esci dal circo… Troppo è funesta
qui tua presenza! Esci… esci… Va’.

Scena seconda
Alcandro, uscendo dal circo nel massimo disordine, e furente di sdegno, Ippia dall’opposto lato.

IPPIA
Che avvenne!
(le labbra convulse di Alcandro gl’impediscono l’uso della favella)
Ah! quelle grida
procellose, tonanti,
al par che i flutti dell’Egeo sdegnato,
onde scoppiar?

ALCANDRO
Se l’ira
le parole non vieta, odi. ~ Ben sai
che splendidi qual or d’Olimpia mai
non furo i ludi, che di Grecia tutta
e sofi, e duci, e sacerdoti, e regi
qui s’adunar: contesa
è l’apollinea fronda
oggi: mesta elegia Saffo sciogliendo
d’Antigono il tremendo
fato narrò, che ad oblïar l’infida
Temisto, il fatal salto
di Leucade spiccava, ed ebbe tomba
l’inesorato mar. Barbaro disse
ella quel rito, e di quel rito i sacri
ministri vitupero
di Grecia! Eco al suo detto
fean le commosse turbe, e me di Febo
Lecaudio sacerdote… ahi! Parlo o taccio?
Me dal circo… scacciar!
(fremendo si copre il viso d’ambo le mani)

IPPIA
D’orrore agghiaccio!
(guatando minaccioso verso il circo)

ALCANDRO
Trema, proterva Saffo…
Già tutto l’odio mio ti sta sul capo!…
Eppur come la vidi…
Ippia, no, d’aborrirla io non previdi!
(le di lui sembianze perdono le tracce della collera, il suo tono è calmo, ma appassionato)
Di sua voce il suon giungea
dolce all’alma e conosciuto!
Come in sogno mi parea
quel sembiante aver veduto!
E che palpito mi scosse,
quale affetto mi commosse,
né può dir linguaggio umano,
né pensiero intender può.
Ah, d’amarla un senso arcano,
una forza il cor provò!

VOCI
(dal circo)
Vanto primier di Grecia,
onor di Mitilene,
labbro d’amore e decima
tu sei fra le camene,
per te sorrise l’ombra
d’un vendicato re.

ALCANDRO
(acceso di rabbia)
Tu l’odi? a me terribile
voce di sfida è questa!
Più fiera la memoria
dell’onta mia ridesta.

IPPIA
Me pur, me; pure ingombra
l’ira che bolle in te!

ALCANDRO
Un’erinni atroce, orrenda
le sue fiamme in cor mi vibra…
non ho vena, non ho fibra
che non arda di furor.
Ah! non fia che Grecia intenda
il mio scorno a lungo inulto…
sanguinoso fu l’insulto,
la vendetta fia maggior.

IPPIA
Simuliam… pugnale occulto
più sicuro scende al cor.
Faon qui volge.

ALCANDRO
Nel sembiante ha sculta
l’ira gelosa!… Ti ritraggi.
(Ippia parte)

Scena terza
Faone, e detto.

FAONE
È d’uopo,
d’uopo spezzar questa catena… Amore
d’amor si nudre. Saffo
me tradisce, o non cura.

ALCANDRO
Faone?

FAONE
(avanzandosi)
Alcandro…

ALCANDRO
Di qual nube oscura
vestita è la tua fronte! In essa io scerno
la tempesta del cor… ma più turbato
è un altro cor del tuo! Me sventurato!
Ebbi due figlie, una mi tolse acerbo
destin; tu condannasti
a gemer l’altra!

FAONE
(È ver!…)

ALCANDRO
Ma di’, trovasti
nella vaga di Lesbo le innocenti
sue grazie, la sua fé?

FAONE
(Con dura mano
ei tenta la mia piaga!…)

ALCANDRO
Qual fascino costei, qual arte maga
usò, che a te nasconde
ciò che di Grecia è manifesto al guardo?

FAONE
Che dir vuoi tu?

ALCANDRO
Sull’orme,
di Saffo a che le greche
città percorre Alceo?

FAONE
Fors’egli?

ALCANDRO
Amato
l’ama…

FAONE
Oh furor!…

ALCANDRO
Di sprezzo armar ti déi.

FAONE
Sì.

ALCANDRO
L’indegna fuggir.

FAONE
Per sempre.

ALCANDRO
Meco
verrai d’Alfeo sul margo, all’aër cieco
raggiungimi: affrettar della partenza
gli apparecchi degg’io.

FAONE
Vanne.

ALCANDRO
Ma bada!
Nel tuo proposto?

FAONE
Forte
son io.
(porgendogli la destra)

ALCANDRO
T’aspetto. (Non tradirmi, o sorte!)
(parte)

Scena quarta
Saffo dal circo, e detto.

SAFFO
A che, Faon, dal circo
e dal mio fianco allontanarti?

FAONE
Altrui
ceder fu d’uopo il loco; e non credei
che raggiante di gloria e circondata
di quanti ha Grecia più sublimi ingegni,

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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