Ugo conte di Parigi

Tragedia lirica in quattro parti.

Libretto di Felice Romani.
Musica di Gaetano Donizetti.

Prima esecuzione: 13 marzo 1832, Milano, Teatro alla Scala.

Personaggi:

LUIGI V, re di Francia contralto
EMMA vedova di Lotario, madre di lui mezzosoprano
BIANCA principessa d’Aquitania, fidanzata al re soprano
ADELIA sorella di Bianca soprano
UGO conte di Parigi tenore
FOLCO di Angiò, principe del sangue basso

Cavalieri, Dame, Ancelle, Scudieri, Soldati, ecc.

La scena è in Laon, residenza degli antichi re di Francia.
L’epoca è la fine del IX secolo.

Libretto – Ugo conte di Parigi

Parte prima

Scena prima
Sala della reggia di Laon: in fondo dai veroni sorge la cupola della cattedrale. Trono da un lato e sedili più bassi.
La sala è cinta d’Armati: tutto indica una grande solennità.
Cavalieri francesi, indi Folco.

[N. 1 – Introduzione, cavatina di Folco e stretta]

CORO
No, che in ciel de’ Carolingi
non è l’astro impallidito:
d’alma luce rivestito
splende ancor pe ‘l nostro re.
Dio, che il serto al crin gli cingi
di Lotario invendicato,
sia per lui più fortunato,
sia difeso ognor da te!
(entrano negli appartamenti reali)

FOLCO
Vani voti! A lui del padre
riservata è sol la sorte,
di superba e rea consorte
segno all’odio anch’ei sarà.
Ugo invano, invan sue squadre
gli fian scudo: ov’io non moro,
sovra il capo di costoro
mia fortuna sorgerà.
(ricominciano le acclamazioni)

Scena seconda
Squillano le trombe. Diffila il Corteggio reale. Luigi in mezzo di Emma, e di Ugo. Folco fra i Cavalieri. Emma e Luigi salgono in trono.

UGO
Principi, conti, cavalieri, e quanti
finora io m’ebbi ne’ consigli e in campo
saggi e prodi compagni, è giunto il giorno
ch’io pur l’augusta potestà deponga
esercitata un lustro inter nel regno.
Il prezïoso pegno
che m’affidava un re, l’unico germe
de’ Carolingi eroi
adulto io rendo al trono avito, a voi.

CORO
Viva il grand’Ugo! Il senno,
il braccio de’ suoi re!

FOLCO
(Per poco il fia,
se il giovin cieco alle mie reti è colto.)

EMMA
Io con sereno volto,
e più sereno cor, io, madre, il crine
spoglio del serto, e al figlio mio ne cingo
la giovin chioma. ~ Io prego il ciel che splenda
sul capo tuo felice, e non si eclissi
come sul capo si eclissò del padre.

LUIGI
Risplenderà: te n’ do mia fede, o madre;
sulla mia fronte il premo
con man secura, e di funesto lume
rifulgerà, lo giuro, ai traditori,
un dì nemici al padre, or miei nemici.
(scende)

EMMA
(Oh rimorso crudele!)

TUTTI
(Infausti auspici!)

LUIGI
Sì: discoprire il perfido,
che mi privò d’un padre,
sarà primiero ed ultimo
del regno mio pensier.
A te lo giuro, o madre,
lo giuro al mondo intier.

EMMA
Cessa… deh! cessa… il giubilo
perché turbar de’ tuoi?

FOLCO
(Scolpiti in fronte appaiono
tutti i rimorsi suoi.)

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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