Un’avventura di Scaramuccia

Melodramma comico

Libretto di Felice Romani
Musica di Luigi Ricci

Prima esecuzione: 8 marzo 1834, Milano, Teatro alla Scala.

Personaggi:

SCARAMUCCIA poeta, e direttore de’ comici italiani in Parigi baritono
LELIO comico tenore
DOMENICO comico basso
SANDRINA fantesca di Scaramuccia soprano
TOMASO contadino basso
Il CONTINO di Pontigny contralto
Il VISCONTE di San Vallier tenore
ELENA contadina soprano
Uno STAFFIERE tenore

Coro e comparse: Cavalieri, Dame, Commedianti, Genii, Amori.

La scena è nel palazzo di Borgogna, indi in casa di Scaramuccia, per ultimo in un casino di campagna del contino di Pontigny. L’epoca del 16…

Avvertimento
Tiberio Fiorilli, nato in Napoli nel 1608, e morto in Parigi nel dicembre del 1694, fu il più gran comico de’ suoi tempi; ed ebbe il nome di Scaramuccia da un personaggio così chiamato, sorta di maschera ch’ei soleva rappresentare. Portò in Parigi la commedia italiana; e piacque a segno da ingelosire Molière medesimo, se Molière fosse stato men grande. Componeva egli stesso le più graziose sue farse, specialmente quelle così dette a soggetto. E, se non inventore, fu certo in quell’epoca il principale fautore delle produzioni mischiate di prosa e di musica, e di quelle giocose parodie con cui si mettevano in ridicolo le più gravi rappresentazioni. Tale è il personaggio su cui si raggira il presente melodramma; e l’azione è fondata sopra un aneddoto, che vuolsi realmente accaduto. Ciò solo ho creduto necessario premettere al mio lavoro: taccio in qual modo io l’abbia svolto e trattato, per non aver l’aria di dare importanza ad un semplice scherzo.

Libretto – Un’avventura di Scaramuccia

Atto primo

Scena prima
Vestibolo del teatro nel palazzo di Borgogna.
Cartellone appeso con l’annunzio della commedia:
«Scaramuccia Eremita».
Di fronte ingresso alla platea; dai due lati scale praticabili che mettono alle logge. Da un fianco porta d’entrata e corpo di guardia; da un altro un caffè. Lumiere accese. Alcune Persone sedute al caffè, altre che vengono dal teatro, altre che vanno su e giù passeggiando per l’atrio. Odesi di dentro l’orchestra che suona la sinfonia, o intermezzo, che si usa fra un atto e l’altro.

CORO

Che vi sembra della farsa?
IIº
Non ci è male a quel prim’atto.

TUTTI
Ma finor la sua comparsa
Scaramuccia non ha fatto.

CORO

Il brav’uomo che è Scaramuccia!
IIº
Un gran comico davver!

TUTTI
La più insulsa commediuccia
egli arriva a far piacer.

CORO

Contro i drammi italiani
sorga pur la Francia intera…
IIº
Di Molière i partigiani
ciarlin pure a lor maniera…

TUTTI
A chi vuol lasciam decidere
chi ha maggiore abilità,
Scaramuccia ne fa ridere
bravo è assai chi rider fa.
(cessa la musica di dentro)

CORO

Ma comincia il second’atto…
IIº
Sì perbacco, è cominciato.

TUTTI
Rientriamo.
(entrano tutti in teatro)

Scena seconda
Grande strepito in teatro.

VOCI
(gridando)
Dagli al matto!
Alla porta il malcreato!
Qua le guardie… fuori, fuori!
Il villano!… Il seccator!

Scena terza
Esce dal teatro Tomaso a gambe, inseguito da molte Persone. Un Ufficiale con Soldati si presenta dal corpo di guardia. Cavalieri e Dame dalle scale della loggia.

UFFICIALE
Acquetatevi, signori:
chi sei tu che fai rumor?

TOMASO
Son Tomaso Scarafaggio,
vignaiuol di San Quintino,
detto il Sega nel villaggio,
perché suono il vïolino…
Son partito, è più di un mese,
solo solo dal paese,
per cercar di piazza in piazza
un’amabile ragazza,
la figliuola del padrone,
che un incognito rapì…

CORO
Come ci entra la ragazza
col rumore che festi qui?…

TOMASO
Come c’entra? Ci entra, sì.
Là di fuori, mentre io giro
fra la calca, fra la pressa…
una donna entrar qui miro…
da lontano mi par dessa.
Entro anch’io… più non la vedo…
alla gente invan ne chiedo…
Ciaschedun mi ride al muso…
resto attonito e confuso…
Quando s’offre da un sipario
Scaramuccia innanzi a me.

CORO
E la farsa, oh temerario,
interrotta fu per te.

TOMASO
Ma la colpa mia non è.
Scaramuccia, fra me dico,
la fanciulla avrà veduto;
di suo padre egli era amico,
n’ebbe alloggio, e n’ebbe aiuto. ~
Detto ciò nel mio cervello,
me gli cavo di cappello…
Scaramuccia là dal suo posto
non mi bada, ed io m’accosto. ~
E lo chiamo. «Ehi, buona sera!
La salute come va?»
«Zitto!» un dice: un altro: «abbasso!»
Io non bado, e tiro avanti.
Qui succede un gran fracasso,
mi son contro tutti quanti.
Io, cospetto, mi risento…
mi difendo in mezzo a cento. ~
Ma si affollan le persone,
fan di me qual d’un pallone;
e percosso e conquassato
alla fin mi trovo qua.

TUTTI
Da Molière sei pagato,
ben si vede, ben si sa.

TOMASO
Bella paga in verità!
Tutti.

CORO
Tu vedi il rischio, briccon, che corri,
perciò tu fingi, vuoi far lo gnorri…
ma Scaramuccia quanti ha nemici,
ha protettori, sostegni, amici,
che queste cabale da mascalzone
sapran conoscere, sapran disfar.
Esci: e ad apprendere vanne in prigione
a starti cheto, a ben trattar.

TOMASO
Eh! che di cabale io non m’intrico…
di Scaramuccia son grande amico…
Quand’ei fermossi al mio paese,
io l’ho fedele servito un mese.
Alle sue farse suonai per nulla,
voi lo potete interrogar…
(Ah! se ti trovo, crudel fanciulla,
cotanto strazio mi déi pagar.)
(è strascinato nel corpo di guardia)

Scena quarta
Domenico, indi Lelio.
(sono ambidue coperti da un tabarro, e sotto hanno il vestito della loro maschera; vengono dalle scale a dritta)

DOMENICO
(ridendo)
Ah! ah! Bizzarro è il caso,
singolar l’avventura! Una commedia
ne farà Scaramuccia, io ci scommetto.

LELIO
Tu ridi! ed io, cospetto!
io, se potessi, strozzerei quel tristo. ~
Uno scandalo egual mai non s’è visto.
La farsa incominciata
andava a gonfie vele, ed i maligni
si rodean dalla rabbia, allor che venne
sul più bello a guastarla il temerario.

DOMENICO
Di partito contrario
tu ci vedi una trama, ed io son certo
che non ci fu malizia in nessun modo:
e perciò me la rido e me la godo.

LELIO
Son cabale, me ‘l credi,
cabale di chi vuol che del teatro
ci neghi il privilegio il re Luigi,
già per tutta Parigi
d’altro non si discorre, e di Molière
all’eccesso cresciuta è l’albagia.

Scena quinta
Scaramuccia nel suo costume, circondato da tutta la truppa di Comici, Uomini e Donne in vari vestiti, con fagotti, utensili per la commedia ecc. ecc.

SCARAMUCCIA
Lelio è di mal’umor!

LELIO
Chi no ‘l saria?

SCARAMUCCIA
La scena è un mare instabile
che muta ad ogni vento.
Fortuna lo fa torbido,
lo calma a suo talento.
Ben matto è quell’autore
che spera in suo favore;
che il genio universale
confida d’incontrar!

LELIO
Ma quando contra il merito,
palese a tutti quanti,
rabbiosi si scatenano
maligni od ignoranti,
conviene che un artista
sia proprio un apatista,
convien che sia di stucco
per ridere e scherzar.

DOMENICO
Amico, il vero merito
dev’esser sofferente;
saper ch’ei dée dipendere
dal gusto della gente…
Voler di questi e quelli
dirigere i cervelli,
è come i venti e l’onde
pretender regolar.

SCARAMUCCIA
V’ha quello che vuol ridere,
v’ha quel che pianger brama.

DOMENICO
Sublime un crede il semplice,
abbietto un altro il chiama.

SCARAMUCCIA
Chi dice che il soggetto
è fuor del naturale.

DOMENICO
Chi senza il così detto
effetto teatrale.

SCARAMUCCIA E DOMENICO
Chi il dice originale,
chi insipido, e volgar.

LELIO
E allor né il ben né il male
possiamo giudicar.

SCARAMUCCIA
V’han poi mille pericoli,
v’han casi impreveduti…

DOMENICO
Un uomo che sbadigli,
un altro che starnuti…

SCARAMUCCIA
L’impaccio d’una tenda
che a tempo non discenda…

DOMENICO
Un gatto ch’esca fuori,

"Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba vincerò"
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